Se morde cosa faccio?

Per il cane l’atto mordere rientra nel bagaglio naturale delle possibili e necessarie azioni da compiere per affrontare l’ambiente circostante. Oltre a essere fondamentali per nutrirsi, spesso i denti vengono usati come strumento di indagine per capire meglio con che cosa si ha a che fare e a volte il cane li impiega anche per difendersi. Il tema che vogliamo affrontare è proprio questo: perché a volte, nonostante per noi umani non vi sia alcun motivo per sentirsi in pericolo e difendersi, il cane morde? Va subito detto che, anche se a volte questo comportamento può apparirci ingiustificato, il cane non morde mai senza una ragione per lui significativa. Il problema va quindi affrontato con attenzione e competenza per essere risolto con adeguato percorso terapeutico a opera di un Medico Veterinario sperto in Comportamento Animale.

Al fine di rendere più fruibile questo scritto partiremo da tre casi realmente accaduti. Parleremo di Tato, Pippo e Camilla e di ciò che è accaduto a causa della loro mordacità e di come è stato affrontato il problema.

Quando morde un membro della famiglia

Tato è un cane di tre anni, di grossa taglia, adottato a cinquanta giorni e proveniente da una cucciolata nata in casa. Nella famiglia adottiva ha creato un rapporto stretto con la figlia. Il problema è che ringhia e morde il padre della ragazza, ma solo quando lei è in casa. Il cane ha tutto l’appartamento e il giardino a disposizione, ha cucce dove dormire, sale sul letto e sul divano, mangia due volte al giorno. Solitamente Tato resta con il padre al mattino senza essere aggressivo e anche fuori casa è affettuoso e giocherellone. Quando però la figlia è a casa il cane sta sempre vicino a lei e, se il padre si avvicina, Tato ringhia e lo morde, a volte anche in modo severo. I primi episodi di aggressività compaiono verso l’anno di età e poi diventano quotidiani ripetendosi  in varie situazioni, solo l’intervento della figlia consente al padre di muoversi per casa. Di notte Tato dorme in cucina con l’ambiente chiuso a chiave, per evitare che aggredisca il padre se si sveglia di notte.

Se morde nell’eccitazione del gioco

Pippo è un meticcio maschio di circa dieci mesi, adottato all’età di un mese. Rimasto in famiglia per circa un mese e mezzo, Pippo passava la maggior parte del tempo chiuso in una gabbia, stuzzicato per di più da dei bambini che lo coinvolgevano anche in giochi di lotta a cui il cane reagiva saltando addosso e mordicchiando, non riuscendo a calmarsi quando i bimbi volevano smettere.
Per questo motivo è stato portato in canile dove, dopo un breve soggiorno, è stato adottato da una famiglia di due persone adulte. Pippo però ripete il comportamento appreso, riuscendo a rilassarsi solo quando è chiuso in un box con una cuccia e con una zona ampia a  sua disposizione. Pippo viene portato spesso a passeggio in campagna, ma quando incrocia un altro cane si agita, abbaia e cerca di andare verso l’altro cane, anche con atteggiamento aggressivo.

Al momento della visita Pippo ha quasi dieci mesi e quando gioca con la proprietaria mordicchia, salta addosso e ringhia se trattenuto. A volte morde senza fare male ma la signora teme che Pippo possa diventare mordace.

A volte non ama essere accarezzato troppo

Camilla è una femmina di circa un anno, nata in famiglia e adottata all’età di cinque mesi. Ha sempre vissuto in campagna, senza molti contatti con le persone, a eccezione dei proprietari e degli altri animali. La famiglia è composta da padre, madre e due figli adolescenti; molti ospiti frequentano la casa. Il giardino, sebbene a disposizione di Camilla, è frequentato dai ragazzi e dai loro gli amici che coprono la cagnolina di attenzioni: Camilla però non è abituata alle persone e avrebbe bisogno di tempi lunghi per fare conoscenza e accettare le coccole.

Nei primi tempi la cagnolina fuggiva e cercava un luogo appartato, poi ha scoperto che ringhiando o mordendo le mani degli ospiti viene lasciata sola e così si comporta. Quando un estraneo si avvicina a Camilla, lei ringhia e arretra e poi si avventa e morde la mano di chi cerca di accarezzarla.

Aggressività come mezzo, emozioni come messaggio

I tre cani di cui abbiamo parlato hanno tutti ringhiato e morsicato una o più persone: Tato ringhia e non lascia che il padre si avvicini alla figlia; Pippo è un giocherellone ma, se si eccita troppo, pizzica le mani; Camilla, cagnolina timida e schiva, ama i suoi proprietari e le persone in genere ma ha troppa paura e, se viene invaso il suo spazio o si cerca di toccarla, morde.

Le situazioni descritte sono diverse, ma con un denominatore comune: l’aggressività come forma per comunicare un’emozione. Le emozioni prevalenti sono: rabbia, tristezza, gioia, sorpresa, attesa, disgusto e accettazione. Tato prova rabbia per la presenza dell’uomo quando è con la sua proprietaria. Pippo vuole giocare, correre, saltare addosso, non si contiene e si eccita, e si sorprende: non capisce perché la persona con cui gioca cerca di trattenerlo, lo invita a restare calmo, lo schiaccia a terra quando lui vorrebbe saltare, lui sa solo comunicare con la bocca, mordicchia e alla fine pianta i denti. Camilla ha paura. È contenta di vivere in una famiglia che la ama, ma non è abituata a tutte queste attenzioni, non sa se la mano che si allunga le darà una carezza o una percossa perché non è in grado di leggere il comportamento delle persone non avendo famigliarità con gli umani.

Cosa vuol dire questo ringhio?

Il ringhiare del cane è un avvertimento, infatti ci sta dicendo: non gradisco questa situazione, fermati e io non ti mordo. Il cane che ringhia, drizza il pelo lungo la colonna vertebrale tiene la coda dritta e le orecchie dritte, cercando di apparire più grande di quello che è per trasmette sicurezza e forza. Se ringhia e poi morde per paura assume una postura bassa, tira indietro le orecchie, tiene la coda tra le gambe, cerca una via di fuga ma, se chiuso in un angolo, aggredisce. Il cane che morde per eccitazione può essere descritto come un folletto che è in continuo movimento, apre e chiude la bocca, mordicchia e, involontariamente, stringe e morde facendo male.

Come comportarsi

Il comportamento del cane non va sottovalutato, perché il ringhio e il morso sono espressioni di un disagio. Il pauroso che ringhia ci dice di fermarci e non andare verso di lui perché il suo intento è di aumentare la distanza tra lui e noi. In questo caso è coretto distogliere lo sguardo girando il viso lateralmente e allontanarsi. Il cane molto eccitato non va trattenuto perché più lo si trattiene più lo si carica: è come cercare di comprimere una molla in una scatola. In tale situazione occorre muoversi lentamente, non gesticolare, allontanarsi e dirigere l’attenzione del cane su un oggetto: per esempio un gioco di plastica dura, da mordicchiare e se possibile spostarsi in uno spazio largo recintato dove lasciarlo correre e sfogare.

L’intervento del Medico Veterinario

Trovandosi di fronte a questi comportamenti va contattato il Medico Veterinario Esperto in Comportamento Animale (Mveca), perché alla base di ogni comportamento c’è un’emozione che influenza e scatena una reazione. La soluzione dei casi avviene lavorando su queste emozioni. Il percorso terapeutico si articola su una serie di incontri, che variano in relazione al tipo di patologia e alla gravità, intervallati da un periodo nel quale il proprietario lavora con il cane, da solo o con l’ausilio di un IR (Istruttore Riabilitatore). La visita comportamentale è un colloquio dove, presente il cane e i famigliari, si indaga la vita del gruppo famigliare, le relazioni che intercorrono tra le persone e l’animale e il suo passato, se conosciuto. Successivamente il Mveca o l’IR interagiscono con il cane e chiedono alle persone di relazionarsi anch’esse col pet compiendo dei semplici esercizi. Il Mveca, al termine dell’intervista con i proprietari e dopo aver osservato il comportamento del cane e delle persone che vivono con lui, illustra:
1) il tipo di terapia;
2) momenti in cui si articola il percorso terapeutico;
3) i tempi per il miglioramento.

La terapia

La terapia comportamentale, in un caso in cui il cane ha un comportamento aggressivo vede, sempre, la prescrizione di misure di sicurezza e la terapia cognitivo-relazionale, ovvero le indicazioni per variare la relazione all’interno del gruppo e la spiegazione della comunicazione tra uomo e cane. A seconda della gravità del caso e della valutazione del rischio, il Mveca prescrive farmaci psicotropi, feromoni, nutraceutici, terapie naturali (fiori Australiani, oli essenziali, fitoterapici) e omeopatici. Questi prodotti possono essere prescritti singolarmente o in associazione, a giudizio del terapeuta.

(fonte : PetTrend • Febbraio 2020)

LE MISURE DI SICUREZZA

  • Non punire il cane nel momento dell’aggressione e neppure dopo.
  • Ignorare le minacce e le provocazioni del cane: allontanarsi, non guardare intensamente il cane negli occhi.
  • Evitare i giochi di eccitazione (tira e molla, lancio di oggetti, lotta): se il cane si eccita troppo e comincia a mordicchiare o saltare addosso.
  • Quando il cane si impossessa di un oggetto, non toglierlo con la forza, ma intraprendere lo scambio o, se non è un oggetto di valore, allontanarsi per togliere importanza all’oggetto.
  • Se il cane non gradisce essere toccato lasciargli la possibilità di allontanarsi.
  • Toccare il cane sul fianco o sulla groppa, o sotto il collo, queste zone del corpo sono definite “calde”, mai sulla testa, sulla bocca (zone fredde), non tirargli la coda, evitare il contatto con gli arti se si irrigidisce.
  • Non chiudere il cane in una stanza ma lasciargli uno spazio suo delimitato da un cancelletto che gli consente di vedere cosa succede nel resto della casa, dove può ritirarsi quando vuole restare in disparte dal resto del gruppo.