Articolo pubblicato su LA STAMPA edizione di ASTI
19 agosto 2022

L’EDUCAZIONE DEL CANE

QUANDO IL CANE SCAPPA E TIRA

L’idea per  questo articolo mi è stata suggerita dalla mia compagna dopo aver ascoltato  insieme il racconto di un’amica comune.

Durante un aperitivo Laura (la nostra amica), sapendo che sono un veterinario esperto in comportamento animale, mi ha raccontato un episodio accadutole nella metà degli anni ottanta, durante il dottorato di ricerca sul teatro a Berlino est:  il suo cane, durante una uscita in passeggiata, improvvisamente è scappato costringendola ad un inseguimento di ore. Laura è uscita verso mezzanotte, nevicava, e ha lasciato il suo meticcio libero, perché facesse i suoi bisogni; il cagnolino, senza un motivo apparente, all’improvviso si è allontanato, così lei lo ha inseguito per molte ore, sotto la neve, con un freddo pungente, in una città buia e grigia, senza nessuno che la aiutasse, finché un passante, allertato dalle sue invocazioni a fermare il cane, lo ha trattenuto e le ha consentito di riagganciarlo al guinzaglio e di fare ritorno a casa.

Terminato il racconto, la sua domanda è stata: perché Tobi si è allontanato in quel modo e non si lasciava raggiungere da me ? Questa cosa non era mai successa!

E qui apro una parentesi prima di cercare di dare una risposta. Il racconto della mia amica, per le atmosfere e l’ambientazione (una fredda e buia Berlino est prima della caduta del muro) mi ha ricordato un bellissimo libro, dal titolo “Truciolo”, di Sandor Marai, uno scrittore ungherese.

Questo libro racconta la storia di un cane abbandonato al canile che il “signore”, ha adottato alla vigilia di Natale (in una sera in cui nevicava), per regalarlo alla “signora” ( la moglie). Marai è uno scrittore – come lui stesso si definisce –  che ha “pose tragiche”, pose che ha dismesso per scrivere questo romanzo. La narrazione qui è arguta e moralista, con passaggi anche  umoristici. Tra il “signore” e Truciolo nasce un’amicizia complice, che la problematicità del cane incrinerà, portandola a un epilogo tragico. Il “signore” del racconto fa di tutto per gestire l’esuberanza di Truciolo, cerca aiuto dal veterinario, dagli amici, ma nulla sarà utile. Oggi a Truciolo sarebbe diagnosticata una patologia comportamentale, e verrebbe curato, invece , negli anni 30, quando la psicologia era agli esordi, non era pensabile riconoscere ad un animale una psiche complessa e per di più malata, per questo motivo il rapporto tra il cane e “il signore” del racconto di Marai non poteva che finire male.

Dopo questa digressione, torniamo alla domanda che mi ha posto Laura:  indagando sulla vita di questo cane è emerso che trascorreva parte della giornata da solo a casa. Per lui era una abitudine quotidiana:  non distruggeva, non abbaiava, non faceva pipì o cacca, per cui –  in apparenza – era abituato a questa vita. Inoltre Laura aveva amici che frequentavano la casa e che erano accettati dal cane: da questo si desume che fosse ben socializzato. Veniva portato regolarmente a passeggio al guinzaglio e solo saltuariamente lasciato libero, quindi, forse, non aveva competenze adeguate a gestire la libertà: questo potrebbe essere un motivo che lo ha indotto ad allontanarsi dalla mia amica. La curiosità lo ha portato ad esplorare un ambiente che in parte conosceva, ma che non aveva mai ispezionato con attenzione:  potrebbe aver sentito odori diversi, di una femmina in calore, oppure di un altro maschio che aveva marcato il territorio, oppure di un animale di un’altra specie.

La motivazione esploratoria è infatti forte nel cane che con l’olfatto analizza ogni centimetro dell’ambiente dove vive, trae informazioni dagli odori che sente e da quello che vede, si incuriosisce e allarga il suo raggio di azione.

Il cane ha proprie motivazioni specifiche, come ci spiega bene la dottoressa Elena Garoni, nel suo libro “ Piacere di conoscerti”, e rappresentano quello che il cane si aspetta dal mondo e ciò che lui cerca nel mondo. Per semplificare: una motivazione può essere paragonata a un desiderio, a una spinta che “viene da dentro”, a un qualcosa di  innato, e  il contesto la rende realizzabile. Se il cane appartiene ad una razza da caccia (un segugio, o anche un incrocio) la cui motivazione predatoria è alta, gli piacerà seguire le tracce della preda e, se ne ha l’opportunità, ovvero se è lasciato libero e fiuta un odore, lo segue e perciò si allontana dal proprietario o da chi lo accompagna.

Inoltre tutti i cani maschi seguono le tracce olfattive lasciate da una femmina in calore.

Questa potrebbe essere una  risposta alla domanda, ma non sarebbe  esaustiva, perché Laura  ha inseguito a lungo il suo cane, chiamandolo con insistenza ma lui ha continuato la sua avventura.

All’interno del branco, ogni cane ha un ruolo: il cane che conduce la caccia è il leader che tutti seguono durante la battuta, per cui se il nostro amico a quattro zampe si accorge che un membro del suo gruppo lo segue, continua a inseguire l’ipotetica preda.

Ma il motivo potrebbe essere diverso:  il cane corre, l’uomo lo rincorre e lo chiama, il cane ha paura, scappa, come se fosse inseguito da una preda, si crea un fraintendimento comunicativo con conseguente cortocircuito relazionale. Io, cane, fuggo perché ho paura, tu, persona, hai paura che mi succeda qualcosa e ti agiti, gesticoli, gridi, corri sempre più forte, ed io scappo sempre più lontano. A volte la persona tenta un’altra strategia, si ferma, si nasconde ed aspetta che il cane venga da lei, ma, perché questa mossa esiti un successo è necessario che l’uomo sia dotato di sangue freddo, pazienza e tempo, perché l’animale ritorni sui suoi passi e venga, dal suo punto di vista, a recuperare il membro del branco restato indietro. Difficilmente accade, il cane potrebbe fermarsi ed aspettare, ma appena la persona riprende l’inseguimento, si da alla fuga.

Ho parlato di paura che può indurre la fuga (cane fobico), ma anche il cane iperattivo con deficit di autocontrolli può fuggire e non farsi prendere. Anche il cane anziano con comportamenti patologici riconducibili a una disfunzione cognitiva, (una patologia sovrapponibile al Morbo di Alzheimer dell’uomo) vaga fuori casa disorientato, non riconosce gli ambienti abituali e quindi non è in grado di ritornare a casa, o non riconosce le persone con cui vive, quindi non risponde ai richiami.

Quando si adotta un cane, che sia di razza o meticcio, è quindi  importante conoscere le motivazione di quella razza e una consulenza pre-adozione con il veterinario esperto in comportamento animale consente di avere queste informazioni ed essendo al corrente di quello che un soggetto di una certa razza istintivamente fa si può creare una relazione rispettosa del benessere del cane e del gruppo famigliare, che previene questa situazione.

Sin da cucciolo creare una relazione in cui l’uomo sia un punto di riferimento quotidiano per il cane, ovvero che si riferisca a lui quando non sa come gestire una situazione, oppure debba fare una cosa diversa dall’abituale. Ritornando alla domanda della mia amica, quando il cane è libero, la signora dovrebbe dargli l’indicazione su cosa fare, esempio: Tobi resta vicino a me, oppure: Tobi vai. Il nostro amico a quattro zampe, prima di decidere il da farsi dovrebbe confrontarsi con la sua amica a due zampe, guardarla ed attendere un gesto che gli suggerisca cosa è meglio fare in quella situazione.

Se un cane adulto o anziano non è mai fuggito e all’improvviso lo fa, è  bene indagarne le cause con una visita dal veterinario per escludere una patologia comportamentale.

Naturalmente, tutti i cani devono avere il microchip, cosa che non è una garanzia contro la fuga, ma almeno di ritrovamento, cosa di non poco conto se il nostro fedele amico poi così fedele non è, ed è anzi sostenitore del motto che in amore vince chi fugge…

La tecnologia ci aiuta molto, anche in questo caso, in internet si trovano molti siti e App che vengono in soccorso alle persone che hanno smarrito il loro “cane esploratore”.