Articolo pubblicato su LA STAMPA edizione di ASTI
26 agosto 2022

L’EDUCAZIONE DEL GATTO

PERCHE IL GATTO FA COSÌ?

Il comportamento dei gatti

Il gatto è da sempre considerato un animale misterioso e attorno alla sua figura sono nate tante storie, in pratica non c’è popolo che non ne abbia inventato una per sottolineare la sua natura misteriosa.

La bibbia narra di Noè che sull’arca venne sopraffatto da una invasione di topi: non sapendo più come difendersi si rivolse a Dio che fece nascere dallo starnuto di un leone una coppia di gatti che riportarono l’ordine nell’arca.

Una leggenda francese e inglese racconta di un gatto, Matagot, che porta fortuna ma per ingraziarselo, bisogna offrigli del pollo arrosto direttamente dal piatto del padrone di casa.

I giapponesi hanno in casa la statuetta di Maneki-Nek considerato un talismano che porta ricchezza, denaro e felicità. I buddisti pensano che questi poteri li abbiano i gatti col pelo nero, mentre in Russia sono prerogativa quelli blu.

Gli inglesi credono che quando i gatti graffiano le tende o i tappeti prevedano forte vento, e che, invece, quando si lavano le orecchie o dormono con le gambe sotto il dorso, prevedano pioggia. In Messico si parla di un cactus a forma di gatto che si muove come un felino ricoperto di spine.

E potrei continuare perché le storie sono tante ma, tutte, hanno un comune denominatore, ossia il comportamento del felino domestico che vive con noi e che spesso ha comportamenti che non riusciamo a comprendere, per cui li interpretiamo come segni premonitori di qualcosa. Tuttavia dovremmo essere più razionali nell’interpretare il modo di agire del gatto, in quanto, se da millenni condivide la vita degli uomini, un po’ ci rassomiglia.

Uno dei comportamenti più frequenti e più amati dai famigliari che vivono con il gatto sono le fusa. Il gatto fa le fusa quando è appagato, in realtà non è sempre così: a volte fa le fusa anche quando è in difficoltà, o quando è ferito o in stato di grave sofferenza. Esse sono una forma di comunicazione sociale, che indicano contentezza, oppure una richiesta di aiuto o l’accettazione di un aiuto che il gatto riceve. I gattini fanno le fusa sin dai primi giorni di vita e comunicano alla mamma che stanno bene e, a sua volta, la mamma comunica loro tranquillità. Per questo motivo, sia i cuccioli che gli adulti si rivolgono agli umani facendo le fusa e noi ne siamo gratificati e ci rilassano. Ma attenzione, è importante che contestualizziamo bene il comportamento del nostro gatto quando fa le fusa, per aiutarlo se ne ha bisogno, oppure per coccolarlo e farci coccolare.

Il “gnaulio”, ossia un grido acuto e prolungato che il gatto emette per chiedere aiuto, è un lamento e viene emesso quando è intrappolato e non è in grado di risolvere la situazione.

Un altro modo di comunicare del gatto è di strofinarsi contro le nostre gambe, o le mani quando lo accarezziamo, a volte emette anche dei suoni come dei trilli o fa le fusa. Tecnicamente si chiama “allomarcatura”, perché così facendo il nostro amico lascia delle tracce, i feromoni, che ci identificano come soggetti noti e amici. Infatti sulle guance del gatto ci sono delle ghiandole che emettono diversi feromoni: di identificazione, ma anche i cosiddetti feromoni dell’amicizia. Lo stesso comportamento di strusciarsi il gatto lo fa con altri gatti e con gli oggetti domestici, sempre con il medesimo scopo.

Anche le impronte che lascia sulle superfici di acciaio o di marmo sono intrise di feromoni, ma questi sono feromoni della paura: si tratta di una sorta di sudorazione che contiene una traccia visiva, per chi li vede (persone), e olfattiva, per chi  li percepisce con l’olfatto (altri felini). Il messaggio è chiaro: in questo posto mi è accaduto un evento spiacevole, state attenti…

Altra forma comunicativa sono le graffiature che il gatto lascia sui mobili, sulle tende, sulle poltrone: la narrazione popolare le identifica come un modo per farsi le unghie, ma non è quello il significato. Il gatto con queste tracce visive e olfattive -caratterizzate sempre dal rilascio di feromoni- comunica al conspecifico che vive con lui che quella è una parte della casa riservata alle sue attività. Attenzione:  se questa forma di comunicazione diventa frequente potrebbe essere una richiesta di aiuto per una situazione ambientale stressante per il nostro felino.

Tutti vi chiederete, a questo punto, che significato abbia lo spruzzo di urina del gatto…. Anche questa è una forma di comunicazione, che fornisce indicazioni a un altro gatto:  uno spot di urina comunica il sesso, l’età, lo stato di salute, il rango sociale, ecc. Dice che quel territorio è abitato da un gatto e  per questo motivo viene fatto ad altezza naso dei consimili e non ha nulla a che fare con l’urinazione. Spruzzano sia maschi interi (in questo caso l’urina ha un odore più pregnante), sia i maschi sterilizzati sia le femmine. Questo comportamento potrebbe trasmettere un messaggio di disagio, in particolare se viene fatto in casa, dopo un cambiamento avvenuto nell’ambiente (tinteggiatura delle pareti, spostamento, o inserimento di un mobile) o in presenza di un altro animale (gatto o cane) nei paraggi o all’arrivo di una persona estranea. Vi consiglio di non sottovalutarlo e di consultare il veterinario.

Spesso il gatto soffia quando è in una situazione conflittuale:  la postura del corpo è di minaccia, con le orecchie  piatte sul collo e il pelo ritto. Sta dicendo: “non ti avvicinare che sono arrabbiato, se fai un altro passo ti aggredisco, non costringermi. Ma se te ne vai ti lascio andare in pace”. Il mio consiglio è di arrestarsi, allontanarsi e lasciare che il gatto si calmi.

Il nostro predatore domestico, quando è in tensione perché non riesce a realizzare una cosa che vorrebbe fare, ad esempio acchiappare una preda al di là della finestra, batte i denti e, sovente, fa vibrare in modo frenetico la coda. Sono tutti segnali di eccitazione.

Il gatto è considerato, unanimemente, un animale pulito, infatti lo si vede spesso leccarsi ogni parte del corpo: questa attività si definisce grooming ed occupa gran parte del tempo del gatto. Essa serve a rimuovere il pelo morto, a stimolare i follicoli piliferi a produrne del nuovo,  ad indurre le ghiandole alla base di questi a secernere una sostanza che impermeabilizza il pelo, ad eliminare le scaglie di forfora che si accumulano sulla pelle e a regolare la temperatura corporea. Se un gatto non si toeletta potrebbe avere dei problemi fisici (dolore, eec.) o comportamentali (ansia o depressione), è bene intervenire subito con una visita veterinaria. Anche l’eccesivo leccamento potrebbe essere un problema, per l’ingestione di troppo pelo che può intasare l’intestino e perché potrebbe essere la spia di una patologia comportamentale, se localizzato sull’addome, oppure dermatologica, se causa diradamento di questo in altre parti del corpo.

IL GATTO E L’ADDESTRAMENTO

Addestrare significa rendere destro, rendere abile un soggetto, ossia insegnare a fare azioni che richiedono un apprendimento.

Il gatto è considerato un animale indipendente, difficile da convincere a fare cose che non vuole fare, tuttavia, essendo un animale intelligente, non è difficile fornire a lui conoscenze che meglio gli consentano di vivere in un ambiente domestico, ma bisogna conoscerne l’etologia.

Un esempio è l’uso della gattaiola per poter accedere in autonomia e sicurezza all’esterno dell’abitazione. In commercio ce ne sono di programmabili per la lettura del microchip che si aprono quando il gatto infila la testa e il collo, consentendo la lettura del microchip e sbloccando l’apertura, e che impediscono l’accesso alla casa ad altri gatti estranei .

Il nostro felino non conosce questo meccanismo perché non rientra tra i comportamenti innati (come lo sporcare nella cassettina igienica), ma essendo in grado di passare in posti stretti, si tratta di istruirlo a superare la diffidenza di una situazione sconosciuta.

I capisaldi dell’insegnamento –  preferisco usare questo termine, invece di addestramento –  sono: avere pazienza, premiare un’azione corretta, evitare la punizione, non forzare mai il processo di apprendimento, iniziare, se possibile, quando il gatto è giovane, è più recettivo, ma non dimenticare che impara sempre, per tutta la vita.

Un problema nell’istruzione del gatto è trovare la ricompensa che gli sia gradita. Il gatto non cede alle lusinghe del cibo e, neppure delle coccole, mettendo a dura prova la nostra fantasia. Ma il nostro felino domestico, ama cacciare e predare e, soprattutto, risolvere una problema, ancor di più se difficile. Il premio sta in queste sue preferenze e nella nostra fantasia.

Tornando alla “gattaiola”, si inizia togliendo la porticina e lasciando che il gatto esplori il nuovo oggetto, poi lo si “sfida” a passare attraverso, innescando un gioco predatorio dal lato opposto per stimolare la sua curiosità. Quando finalmente avrà attraversato l’apertura, allora si metterà la porticina socchiusa, aiutandolo a passare; quindi, si lascerà la porticina aperta per un po’ di giorni, in modo che la gattaiola diventi un oggetto a lui famigliare, poi si lascerà la porticina chiusa, ma sboccata, ovvero con la possibilità di andare e venire senza che debba essere letto il microchip; l’ultimo step sarà quello di lasciare la porticina chiusa e programmata in modalità tale che l’uscita dall’interno della casa sia libera ma che dall’esterno possa entrare solo il vostro gatto quando infila la testa ed espone il microchip alla lettura, manovra che ne sbloccherà l’apertura esclusivamente a lui.