Articolo pubblicato su LA STAMPA edizione di ASTI
15 luglio 2022

L’EDUCAZIONE DEL CANE

MA QUANTO BEVE IL MIO CANE: è una patologia organica, o potrebbe essere una patologia comportamentale?

Foto di Magui da Pixabay

Questa è un’estate particolarmente torrida, con temperature superiore ai 35 gradi centigradi, quindi è naturale che il nostro cane beva molto. La folta pelliccia che lo ricopre non lo aiuta certo a rinfrescarsi e così tende a disidratarsi, anche stando in casa.

Il buon senso ci invita a lasciare sempre la ciotola dell’acqua a disposizione e permettergli di bere a volontà.

Il cane dovrebbe bere, nelle ventiquattro ore, circa 60 ml di acqua per ogni Kg di peso corporeo e tenendo conto che una parte di liquidi è contenuta negli alimenti, la dose quotidiana ingerita dipenderà anche dal tipo di alimentazione (cibo secco o umido), dalle condizioni ambientali e dall’attività fisica realizzata dall’animale. È opportuno evidenziare che, di norma, il cane si abbevera molte volte nelle ventiquattro ore, soprattutto durante il giorno, assumendo una modesta quantità di acqua a volta.

Il comportamento normale del cane che beve consiste nel far battere la lingua sul pelo dell’acqua: gli animali flettono indietro la punta e la ritraggono molto velocemente. Il rapido movimento forma una piccola colonna d’acqua, che arriva nella bocca del cane.

Il cane beve perché ha sete: a seguito della perdita di liquidi dalle cellule e dal sangue l’animale sente la necessità di reintegrarli, nell’organismo si innesca un processo che è sotto il controllo del sistema nervoso ed endocrino -ossia il sistema di ghiandole che producono sostanze che agiscono all’interno dell’organismo- che induce il soggetto ad assumere liquidi.

Anche l’apparato digerente invia dei segnali al cervello che segnalano la necessità di assumere acqua, per cui il tipo di alimento che si somministra al cane influenza la sete. Quindi, con una dieta  prevalentemente secca, l’assunzione di liquidi aumenta mentre con una dieta prevalentemente umida, la sete diminuisce.

Ci sono poi dei recettori, a livello della bocca della faringe, dell’esofago e dello stomaco che, come un interruttore elettrico, bloccano lo stimolo ad assumere acqua, informando il soggetto che il corpo non ne ha più bisogno.

Naturalmente, quando il cane beve tanto fa anche tanta pipì, ed è questo il sintomo che viene maggiormente notato, di solito, dalle persone che convivono con lui. L’assunzione di molta acqua (polidipsia), spesso, viene sottovalutata e giustificata con il tipo di alimentazione, o il caldo, soprattutto in questa stagione, oppure perché il cane è molto agitato, per cui ha più sete. Ma se il soggetto chiede di uscire per i bisogni con più frequenza o  si attarda più del solito a urinare, o perde la pipì in casa, allora le persone si allarmano e sottopongono l’animale ad una visita clinica.

Solitamente la maggior assunzione di acqua , se non è associata ad altri sintomi, come il dimagramento, il vomito, la dissenteria, la debolezza, la perdita di pelo, ecc., non insospettisce i proprietari dei cani.

Questi segnali , che compaiono con l’aumento dell’assunzione di acqua, sono correlati a patologie diverse, che possono coinvolgere più organi ed apparati (ghiandole, stomaco, intestino, reni, ecc).

In alcuni casi il comportamento di andare a bere può essere correlato ad un disturbo comportamentale, non ha una causa organica: il cane bevendo comunica qualcosa alla persona, esprime un disagio emotivo/relazionale.

Un cane che assume o consuma (ovvero sembra che beva, in realtà sparge l’acqua attorno alla ciotola) più acqua del solito manifesta un problema e pertanto è necessario, con l’aiuto del medico veterinario, formulare una diagnosi.

Le patologie organiche che con maggior frequenza sono responsabili di un aumento del bere sono: il diabete, l’insufficienza renale, una infezione, associata o meno ad aumento della temperatura, la patologia alle ghiandole surrenali. In questi casi il cane deve essere visitato e sottoposto ad esami del sangue, delle urine, radiografie ed ecografia per avere un quadro generale ed intraprendere una terapia adeguata.

Se dalla storia del soggetto rileviamo che questo è un comportamento abituale, che il cane mangia ed è relativamente attivo e se anche le indagini cliniche attestano che il cane è sano, allora si dovrà indagare l’aspetto comportamentale.

Per esempio, quando il cane si trova in una situazione che non sa come gestire, e quindi è sottoposto a uno stress, uno dei modi per alleggerire la tensione è quello di andare a bere:  lo facciamo anche noi umani. Bere serve a prendersi una pausa da ciò che sta accadendo, per pensare a come uscire da una situazione di disagio e orientare l’attenzione di un interlocutore presente su altra cosa. In questo modo il soggetto trova un suo equilibrio emozionale per affrontare la situazione critica.

In certi casi il cane potrebbe chiedere aiuto al proprietario: un modo è quello di guardarlo e poi guardare la ciotola dell’acqua, oppure di prenderla in bocca, inducendo la persona a dirigere la sua attenzione su questa situazione. È un comportamento che ha un significato comunicativo-relazionale e in questo caso si parla di rituale. Il cane, infatti, non ha sete, ma utilizza questo modo di comunicare per ottenere l’attenzione della persona che, diversamente, non lo prenderebbe in considerazione.

Il rituale è una: sequenza comportamentale organizzata attorno a un insieme di azioni inizialmente associate a una funzione elementare (bere, mangiare) e che acquista progressivamente una funzione comunicativa.

La presenza di un rituale indica che c’è un problema nella comunicazione tra il cane e l’uomo che potrebbe sfociare in uno stato ansioso e l’attenzione sull’ acqua serve a ridurre l’ansia del soggetto perché è lo strumento per mettersi in comunicazione con il compagno umano.

Non sempre il cane ingerisce l’acqua ma si limita a leccarla e a buttarla fuori dalla ciotola: in questo caso non c’è aumento dell’urinazione, anche se può essere un sintomo di un disturbo comportamentale.

Quando il bere molto non è correlato a una patologia organica o ad un fatto ambientale e si osserva un aumento dell’assunzione dell’acqua – una ricerca permanente dell’acqua – un appagamento dopo l’assunzione dell’acqua, la diagnosi si orienta su una patologia comportamentale.

E se il cane beve poco? Anche in questo caso potrebbe essere riscontrabile una patologia organica: banalmente, i cani anziani possono avere difficoltà ad abbassarsi fino alla ciotola per problemi di artrosi o di dolori di altra natura e in questo caso è necessario alzare la ciotola. E’ quindi necessario, come quando il cane beve troppo, indagare e accertarsi se ci siano altri sintomi correlati (come la diminuzione dell’appetito, la disidratazione, ecc.).

La diminuzione dell’assunzione di acqua potrebbe essere legata alla paura per la ciotola: in questo caso il cane allunga il collo per cercare l’acqua, restando più lontano possibile dall’oggetto.

Non vanno sottovalutate queste situazioni e deve essere consultato al più presto un Medico Veterinario per fare una diagnosi.

Il gatto che beve tanto

Il gatto, a differenza del cane, non beve tanto, ma questa affermazione è influenzata dal suo stile di vita. I gatti che vivono sia in casa che fuori, spesso bevono nelle pozzanghere per cui, per un proprietario, è difficile stabilire quanto beva in realtà. Non si ha neppure il riscontro di un aumento dell’urinazione, perché, solitamente, sporca fuori casa e non nella cassettina igienica.

Il tipo di alimentazione, anche in questo caso, influenza il consumo di acqua: una alimentazione con cibo umido comporta una diminuzione dell’assunzione di acqua rispetto ad una alimentazione secca. Va poi considerato il consumo di latte, che a sua volta va a modificare il consumo idrico.

Il grooming, ossia il leccamento del pelo, comporta poi una perdita di saliva sul pelo e quindi richiede al gatto una maggior assunzione di acqua. Questa attività è spesso legata allo stress o anche a lesioni cutanee, queste sono da prendere in considerazione.

L’attività fisica intensa, in particolare per i soggetti che vivono in campagna, influenza l’assunzione di liquidi. Anche l’abitudine di alcuni gatti a giocare con l’acqua  ne altera il consumo, perché giocando ne ingeriscono una parte; molti gatti dispongono poi di un distributore automatico di acqua, cosa che lo induce a bere di più, perché diventa un passatempo, in particolare in ambienti con pochi stimoli.

Infine va ricordata l’importanza della dimensione della ciotola: il gatto ama bere da una ciotola grande e riempita sino all’orlo.

Tuttavia, anche per il gatto, esistono patologie organiche che hanno come sintomo principale il bere tanto: il diabete, la malattia renale, l’ipertirodismo.

Non c’è una indicazione univoca tra i veterinari clinici sulla quantità normale di acqua che assume il gatto durante il giorno, indicativamente va da 2 a 50 ml/Kg al giorno. Se un soggetto beve più di 100 ml/Kg al giorno si parla di polidipsia, ossia è una quantità eccessiva, una situazione anomale, che deve essere indagata con una visita clinica, con gli esami del sangue e delle urine ed altre indagini strumentali.