Articolo pubblicato su LA STAMPA edizione di ASTI
13 maggio 2022

L’EDUCAZIONE DEL CANE

LA VITA DEL CANE IN CITTÀ

La vita del cane in città

Il cane, nostro fedele compagno di vita e di avventura, ha una struttura sociale simile a quella dell’uomo. Innanzitutto ha una socialità elevata, vive in gruppi famigliari composti dagli adulti e dai cuccioli che, diventati a loro volta adulti, formano nuovi gruppi famigliari.

Il cane ha una forte tendenza alla collaborazione e alla cooperazione che esplica nella quotidianità con i suoi simili e con noi esseri umani.

Queste caratteristiche comportamentali rendono il cane un compagno affidabile, discreto, piacevole, la cui compagnia ricerchiamo e coltiviamo, a volte nel rispetto di quelle che sono le sue esigenze etologiche, altre volte, anche inconsapevolmente , un po’ meno.

Al netto di queste similitudini: avete mai riflettuto sul fatto che il comportamento del cane è determinato dalle differenze, anche  fisiche, che ci sono tra noi e il cane?

Le diverse dimensioni, la grande varietà morfologica delle razze fa del cane una specie che ha caratteristiche tra le più varie e tra le più contrastanti.

Ci sono cani che pesano due chili, altri che ne pensano trenta, quaranta e più di cinquanta, e non mi riferisco a cani di una specifica razza: in questo distinguo sono da inserire anche i meticci.
Alcuni cani hanno lunghe orecchie e muso affusolato, altri il muso schiacciato e le orecchie dritte e si potrebbe continuare a lungo nel descrivere le diversità fisiche dei nostri compagni a quattro zampe.
Il punto è che, in base agli studi genetici, il progenitore comune di tutte le razze e degli incroci che derivano da queste, è il canis lupus con la struttura che tutti conosciamo.
E il proprio il passaggio dal lupo al cane ha comportato una selezione che nel corso dei secoli ha fatto prevalere (valorizzato, per così dire) alcune caratteristiche: la docilità, la minor tendenza alla fuga, la capacità di adattarsi a una vita domestica, la capacità di relazionarsi con gli umani e, soprattutto, la minor aggressività. Anche l’aspetto fisico è stato selezionato così che la scelta si orientasse verso certi tratti, favorendo, ad esempio, quelle razze che hanno tratti “giovanili”: testa tonda, occhi grossi, dimensione del corpo ridotta.
La selezione è stata fatta sulla base della capacità del cane di svolgere un compito specifico te­nendo conto della stretta correlazione tra tipo­logia e funzione: ad esempio, un cane veloce doveva essere longilineo, asciutto, con testa leggera e arti lunghi ed essere nevrile.

Se poi inizialmente è prevalso un tipo di allevamento finalizzato al lavoro, in epoche relativamente più recenti si è privilegiato l’aspetto fisico del cane.
Questa premessa ci aiuta a comprendere il fatto che oggi molti cani che vivono in città svolgono una vita che non rispecchia assolutamente la selezione dei caratteri fisici e comportamentali della razza, alla quale appartengono, come dimostrano i molti cani da caccia o da guardia o per la conduzione delle greggi che sono, di fatto, diventati cani da compagnia.

La vita in città

La domanda sorge spontanea, ma il cane vissuto per anni in ambiente rurale si trova bene in città, o ha dovuto adattarsi?

Vi invito a fare un esperimento illuminante: provate a fare una passeggiata nei luoghi che frequentate abitualmente con il vostro amico a quattro zampe, filmando con il cellulare quello che incontrate ma, posizionandolo all’altezza dei suoi occhi. La città è un ambiente con molti ostacoli – automobili, scalini, cassonetti, panchine, ecc. – e tutti bassi, che limitano la vista del nostro amico a quattro zampe. Riguardando il filmato vedrete un mondo diverso da quello che vedete abitualmente stando in posizione eretta.

Non vi invito poi a valutare gli odori che si trovano in basso, dalla nostra cintola in giù, ma anche questo è un mondo molto diverso. E considerando che il cane ha un olfatto molto più sensibile del nostro (i recettori olfattivi dell’uomo sono circa 5 milioni, quelli del cane variano dai 125 milioni ai 200 milioni a seconda delle razze) possiamo immaginare come venga stimolato dalle sollecitazioni olfattive di un ambiente urbano.

Anche il tipo di visione è diversa: il cane ha un campo visivo – l’area che rappresenta la parte di spazio che si vede fissando un punto – di 240 gradi (questo è il valore massimo, nel cane c’è variabilità in base alla conformazione del muso, che va da quello schiacciato del boxer a quello allungato del pastore tedesco), l’uomo di circa 180 gradi. Al contrario, il campo visivo nel quale il nostro fedele amico mette a fuoco un oggetto è molto ristretto, quindi il cane ha una visione periferica ampia (gli oggetti appaiono più sfocati).

Alle persone con le quali parlo della visione del loro cane, dico sempre che se noi avessimo lo stesso campo visivo, ci vedremmo le punte delle orecchie. È un paradosso, ma si avvicina molto alla realtà, tuttavia, il campo visivo dove noi umani mettiamo a fuoco un oggetto, è molto più ampio.

Il cane vede bene sulle lunghe distanze ma ha più difficoltà a mettere a fuoco oggetti molto vicini; percepisce bene i movimenti veloci e ha un’ottima visione notturna, tutte caratteristiche del cacciatore.

La visione dei colori poi è diversa: percepisce bene i colori tendenti al beige, all’azzurrino al grigio, ma ha una minor ricchezza cromatica rispetto all’uomo, per esempio non vede il rosso.

Queste caratteristiche visive, collegata al fatto che i cani sono più bassi di noi giustificano certi comportamenti quando sono a spasso in città. Per esempio, se hanno la visuale parzialmente coperta da qualche ostacolo che gli impedisce una visione a distanza, trovandosi una persona che gli passa vicino, possono spaventarsi, perché riescono a “metterla a fuoco” solo all’ultimo momento.

Tuttavia, il cane avendo anche udito e olfatto molto fini, utilizza questi sensi per percepire le persone o gli oggetti. Non pensate quindi di arrivargli alle spalle pensando di sorprenderlo: è difficile, ma non perché abbia un sesto senso, in realtà sa usare bene i cinque di cui è dotato.

Il nostro amico a quattro zampe trova oggetti o il cibo seguendone la traccia olfattiva, non necessariamente vedendoli, per questo motivo in passeggiata ha sempre il naso a terra, oppure assume quella buffa postura, con il naso che sembra annusare l’aria.

L’uomo deve vedere, il cane deve “sentire” con i sensi, e quando incontra un altro cane lo riconosce annusandolo, in particolare vicino all’ano, ai genitali, o alle orecchie, questo comportamento non ci deve imbarazzare, fa parte della sua natura.

Allo stesso modo dobbiamo consentire al cane di annusare le “deiezioni” (la cacca e la pipì) degli altri cani, perché contengono preziose informazioni relativamente agli animali che frequentano quel quartiere. Giustamente, in città, bisogna lavare le urine e rimuovere le feci dei nostri cani – per ragioni igieniche, di rispetto delle norme e dei concittadini  e per il decoro dell’ambiente – è un comportamento corretto e doveroso…. ma se chiedessimo il parere dei nostri animali, probabilmente non condividerebbero questo approccio igienista. Aggiungo che, anche rimuovendo le deiezioni, gli odori rimangono e il cane è in grado di percepire i feromoni – che non sono odori, ma sostanze chimiche – che molto rivelano dello stato psico-fisico dei soggetti che le lasciano. Per questa ragione è importante che il nostro amico possa annusare tranquillamente il territorio e le cose che incontra, e consiglio, per aiutarlo, di lasciare il guinzaglio morbido, rimanendo vicino al cane per controllare quello che sta facendo e per poter intervenire tempestivamente se cerca di ingoiare qualcosa di potenzialmente pericoloso.

Altra indicazione importante è che durante la passeggiata la persona che lo accompagna gli dia istruzioni su come muoversi in città: lo avvisi di un ostacolo per consentirgli di evitarlo e lo indirizzi sulla via migliore, gli annunci l’arrivo di una persona e lo protegga se sa che alcune tipologie di persone lo possono impaurire .

La passeggiata con il cane dovrebbe quindi essere interattiva, ci dovrebbe essere sempre un filo comunicativo tra lui e la persona, un incrociarsi di sguardi e un fraseggiare, con posture e indicazioni verbali per aiutarlo in un ambiente non sempre amico.

Una città a misura di animali

In città gli animali aiutano le persone a stabilire un rapporto con la natura, anche per questa ragione sono indispensabili per migliorare la qualità della nostra vita. La relazione tra animale e uomo arricchisce entrambe le specie ma è necessario individuare gli strumenti affinché i nostri amici a quattro zampe siano protetti e trovino un ambiente adatto alle loro esigenze etologiche.

I parchi dotati di aree cani sono dei catalizzatori di felicità per i cani e per le persone che le frequentano.

Chi governa le città ha tra gli strumenti per tutelare il benessere degli animali, l’approvazione di un regolamento ad hoc, come ha fatto la città di Asti che si è dotata di un Regolamento del Benessere animale, documento approvato nel 2016 che disciplina i comportamenti, i diritti e i doveri delle persone che vivono con un pets.

Ma si potrebbe fare di più: la città di Lucca ne è un esempio con il progetto In-Habit, sulle smart cities e finanziato dall’Unione Europea.

In-Habit è un progetto che ha per tema l’inclusività e l’attenzione ai soggetti più fragili: in questo caso gli animali, con la realizzazione di percorsi urbani, dedicati agli animali, che attraverseranno tutta la città, si andrà a ridefinire il ruolo degli animali, creando anche opportunità di lavoro.

Le famiglie con animali talvolta hanno bisogno di aiuto, con operatori preparati come dog-sitter e cat-sitter che si prendano cura dei pets quando i famigliari lavorano o sono impossibilitati a prendersene cura per ragioni di salute (come è successo in questo periodo di pandemia, con intere famiglie impossibilitate ad uscire di casa perché in quarantena).  Anche gli asili per animali, dove questi possono essere portati e dove, in modo particolare i cani, possono socializzare con i loro simili e con le persone, rappresentano una soluzione in momenti o periodi di difficoltà per i proprietari.

Non dimentichiamo poi l’educazione e l’istruzione di chi desidera adottare un animale ed è inesperto perché è di importanza fondamentale un’adozione consapevole, anche con l’aiuto  di corsi tenuti da professionisti (veterinario esperto in comportamento animale, educatore cinofilo, ecc.) e in questo la Germania è un ottimo esempio: da anni viene imposto a chi diventa proprietario di un cane, di qualsiasi razza, di frequentare un breve corso di formazione col controllo del comune di residenza.

E permettetemi di concludere con la celebre frase del Mahatma Gandhi: “….grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali…”. Trattare bene gli animali è trattare bene noi stessi, ed è evitare gli abbandoni e la loro sofferenza, è vivere felici in una società dove la diversità è ricchezza.