Articolo pubblicato su LA STAMPA edizione di ASTI
8 aprile 2022

L’EDUCAZIONE DEL CANE E DEL GATTO

LA GUERRA E LE EMOZIONI DEGLI ANIMALI DOMESTICI

L’argomento di questa settimana tratta del sentire degli animali in generale e in particolare di quelli che vivono nelle nostre case.
Vorrei affrontare questo argomento partendo da una situazione attuale, dalle emozioni che immagini della guerra mi hanno evocato.
Vedere bambini, donne, uomini che fuggono dalle loro case o che perdono la vita o che sono feriti a causa dei combattimenti riempie il cuore di angoscia e di sgomento. E oltre a questi sentimenti, come veterinario e come persona che condivide la vita con gli animali, rimango anche colpito nel vedere come tante di quelle persone disperate, nell’abbandonare le loro case, portino via con sé i loro animali: se possono, scappano dall’orrore della guerra con il loro cane al guinzaglio, con i loro gatti chiusi nel trasportino o in uno zaino.
Mi sorprendono le foto e i filmati di chi ha con sé il gatto nella gabbietta e mi domando come riescano a nutrirlo, a liberarlo per fargli fare i suoi bisogni o per farlo muovere e, perché no, per giocare.
Penso a quei cani al seguito degli umani con i quali fino a pochi giorni prima condividevano una vita serena, e che oggi si trovano anche loro nel caos della distruzione, nel fragore delle bombe, al buio, in luoghi sconosciuti, senza poter comprendere il perché di un cambiamento tanto repentino.
Uomini ed animali mettono a repentaglio la loro vita per aiutarsi e salvarsi vicendevolmente.

La prima pagina de La Stampa in questi giorni ha pubblicato l’immagine di un uomo morto, vittima dell’orrore perpetrato nella città di Bucha, con accanto un cane accucciato che lo guarda. Avranno vissuto insieme, saranno scappati insieme: è impossibile saperlo ma l’immagine colpisce, mi emoziona e motiva la mia ferma convinzione che tra uomini ed animali c’è una forte relazione.

Motivazione ed emozione sono due parole che usiamo per descrivere i nostri atti e che mi vengono in mente osservando queste immagini e sentendo i racconti sulla guerra subita anche da tutti gli animali, quelli domestici e quelli cosiddetti selvatici: oggi la nostra attenzione è per la guerra in Ucraina, ma questo accade, sempre, in tutte le guerre.

Gli animali provano emozioni che li motivano a tenere certi comportamenti, questa empatia fa sì che possano condividere con noi la sofferenza e le difficoltà anche di situazioni estreme come la guerra.

Le motivazioni

Il comportamento degli animali domestici (mi riferisco in particolare al cane e al gatto) è il frutto sia della selezione che è stata fatta per definire l’aspetto esteriore e l’attitudine delle varie razze, sia delle pressioni che l’ambiente esterno esercita su di loro.

Le diverse specie animali, e, più nello specifico, le diverse razze di cani e gatti, sono portate a compiere determinate azioni: le motivazioni rappresentano la tendenza della razza o del soggetto a compiere un certo comportamento. Il cane insegue la pallina, le biciclette, entra in una tana; il gatto insegue la pallina, gioca con un tappo di sughero, caccia le lucertole: entrambi hanno una motivazione predatoria, ossia nascono con la tendenza a compiere una certa azione, quindi, se trovano l’opportunità per eseguire un certo comportamento, lo mettono in atto. Non è dunque la pallina che crea la motivazione, questa è innata e la pallina consente al cane al gatto di trasformare la motivazione predatoria in un certo comportamento, cioè inseguire la pallina e prenderla in bocca.

Per semplificare: una motivazione può essere paragonata a un desiderio, che “viene da dentro”, innato, e il contesto che la rende realizzabile.

Le motivazioni del cane variano a seconda delle razze e degli incroci tra razze diverse, pertanto è indi­spensabile, nel momento in cui scegliamo di convivere con un cane di una certa razza, conoscere le motivazioni prevalenti di quella razza specifica e, nel caso di un meticcio, si dovrebbero prendere in conside­razione le motivazioni delle razze da cui deriva.

Spesso, l’amore per il cane ce lo fa vedere come un’entità astratta, corrispondente a certi stereo­tipi: la fedeltà, la collaborazione, il pia­cere di giocare, il difensore della casa e delle persone che ci abitano, l’amico della vita, ecc.; il cane è tutto questo, ma è anche molto altro: è un predatore capace, un competitore per la preda, un tenace esploratore del territorio.

Anche il gatto è visto come un animale solitario, il cacciatore per antonomasia, coccolone quando gli aggrada e aggressivo quando non gradisce di essere toccato; anche lui non è solo questo perché il gatto si relaziona con l’uomo, collabora con lui, ma deve essere invogliato a farlo.

Le motivazioni non sono entità astratte, ma occupano “spazio nella mente” per­ché sono collegate a gruppi di neuroni.

Se un cane ha una motivazione collaborativa e trova una persona disposta a collaborare, ciò farà sì che si at­tivino dei particolari neuroni e l’emozione posi­tiva che ne trarrà lo gratificherà in modo tale che il comportamento di collaborazione verrà ripetuto, il tutto col risultato che il cane cercherà l’uomo, lo guarderà, si rivolgerà a lui, gli proporrà attività e si aspetterà di ricevere inviti a fare insieme esperienze.

Le emozioni

Le emozioni sono le risposte indotte dall’am­biente e sono a loro volta fondamentali per l’apprendimento: le emozioni “marcano” una situazione e predi­spongono l’organismo a rispondere nel migliore dei modi.
Le emozioni prevalenti negli animali sono la rab­bia che induce comportamenti di aggressione, la paura che definisce il senso di insicurezza o di pericolo e mette in allerta il soggetto predisponendolo alla di­fesa o alla fuga, la felicità che induce atteggiamenti fe­stosi o di accoglienza, la tristezza che porta l’animale a chiudersi in se stesso, ad iso­larsi, la sorpresa dalla quale derivano reazioni improvvise di fronte a uno stimolo.
Osservando le immagini della guerra, possiamo sentire queste emozioni come vissute anche dai cani e dai gatti; noi umani siamo animali empatici – siamo in grado di riconoscere le emozioni degli altri esseri viventi come se fossero nostre – proprio come lo sono i cani e i gatti con cui conviviamo. Questa credo possa essere un’importante chiave di lettura di quanto stia succedendo in Ucraina tra gli uomini e i loro animali: si comprendono e sanno stare insieme anche in situazioni estreme.
Le emozioni sono alla base dell’apprendimento: in una situazione carat­terizzata da un’emozio­ne positiva, il cane impara a ripetere il comportamento e si predispone in modo positivo verso quel contesto o quell’animale o quella persona. Se l’emozione è negativa, se, ad esempio, ha paura di qualcosa, questa situazione sarà evitata anche in seguito. Una persona che condivide la vita con un cane, instaura una relazione marcata da continue e diverse emozioni.
Si prova piacere sia nel momento in cui le cose avvengono, sia quando si pensa a una situazione piacevole. Inoltre le emozioni si trasmettono nel gruppo (osmosi emozionale): se una persona avvicina un animale con un’espressione di gioia, lo predispone a uno stato emozionale positivo. Per provare emozioni positive bisogna essere motivati, ma non è necessario avere aspettative troppo alte, è sufficiente la presenza di una persona che si ama per produrre emozioni positive, anche gli animali funzionano così, la sola presenza del suo convivente umano gli dà piacere.
E questo binomio che ha condiviso emozioni piacevoli ed emozioni spiacevoli instaura una relazione forte, che consente a entrambi, umani e animali, di trovare le risorse per superare anche situazioni così drammatiche e critiche come quelle che la guerra impone.

GESTIRE LE MOTIVAZIONI E LE EMOZIONI

Va sottolineato che una motivazione non può es­sere eliminata, ma può essere disciplinata: per fare questo si deve legare la motivazione a un obiettivo e a un contesto ben preciso.

Per esempio, per disciplinare la motivazione com­petitiva sugli oggetti di un cane si può usare il gioco. Si comincia indirizzando il cane su un oggetto preciso (una treccia, per esempio), e si lavora in un solo luogo che può essere un prato o il giardino di casa; prima di iniziare il gioco si inserisce un segnale di inizio (“Sei pronto?”…) e si inizia il gioco com­petitivo di tira e molla sulla treccia. Il gioco ter­mina quando la persona, dopo aver allentato la tensione sulla treccia, guarda altrove e si alza in piedi dicendo: “Il gioco è finito”: il cane lascia la treccia, non la controlla (ringhiando o fissandola) all’avvicinarsi dell’uomo che la prende e la ripone nella cesta dei giochi.

In questo modo la motivazione competitiva è di­sciplinata insegnando all’animale che può espli­carla solo in presenza di un oggetto preciso, la treccia, e con una cornice stabilita -segnali di inizio del gioco e di fine del gioco –  in un con­testo definito, ossia il luogo dove si svolge l’esercizio.

Il cane impara che quando vuole soddi­sfare il suo bisogno di mettersi in competizione lo può fare secondo un certo schema, dove le emozioni sono positive, e sia lui sia l’uomo si divertono, il tutto rendendo esplicito che fuori da questo contesto e con un oggetto diverso, la persona non gioca e il suo desiderio è frustrato, l’emozione è negativa.

Non sempre un’emozione è legata al qui e ora, ma è il frutto del sommarsi di più eventi, per cui non dobbiamo pensare che un com­portamento sia sempre e solo il risultato di un’emozione frutto di uno stimolo che osser­viamo in quell’istante, il cane potrebbe collegarlo a un evento passato e ad altri protagonisti.