Articolo pubblicato su LA STAMPA edizione di ASTI
3 febbraio 2024

IL DOLORE NEL GATTO

il dolore nel gatto, come riconoscerlo

Il gatto è un animale che tollera molto il dolore o forse, per meglio dire, è un dissimulatore che mette in atto delle strategie volte a non denunciare la sua condizione fisica. Essendo una preda, oltre che un predatore, se si trova libero all’esterno, non può mostrarsi debole e indifeso in un contesto ambientale diverso da quello casalingo, perché verrebbe facilmente aggredito. E questo comportamento si riscontra anche nel gatto che vive in casa, che, quando ha dolore, si nasconde ed evita il contatto, ma non sempre reagisce anche se toccato, proprio per dissimulare il suo stato. Per questo motivo diventa difficile riconoscere un micio dolorante.

Ma che cosa è il dolore?

Questa domanda potrebbe sembrare inutile, in realtà non lo è affatto soprattutto quando si parla di dolore per gli animali, perché per molto tempo non si è preso in considerazione che anche per gli animali il dolore fosse una forma di difesa, che causasse loro sofferenza e disagio e potesse alterare il comportamento, e che si dovesse intervenire su quello che provoca loro dolore.

Nel 1997 Molony diede questa definizione di dolore per gli animali, oltre che: ”un’esperienza di avversa sensazione sensoriale ed emotiva” anche “una presa di coscienza da parte degli animali di un danno o di una minaccia per la integrità dei suoi tessuti tanto da determinare cambiamenti nel comportamento e nella fisiologia dell’animale che si innescano al fine di ridurre o evitare il danno, ridurre la rischio di reiterazione ed infine favorire e promuovere attivamente il recupero” organico e funzionale della parte lesa.

In queste parole c’è il riconoscimento della funzione del dolore e della necessità di intervenire su questo, facendo in modo di eliminare la causa dello stimolo doloroso o, usando farmaci per il dolore, che cessi la sensazione del dolore, quando questo stimolo è venuto meno, ma persiste la sensazione algica.

Il dolore “fisiologico” è un modo per l’organismo per difendersi da qualcosa che minaccia l’integrità dei suoi tessuti. Il gatto reagisce in modo eclatante al contatto con la parte del corpo dolorante. Infatti aggredisce il malcapitato, graffiando e mordendo o soffiando, ovvero avvisando che non gradisce il contatto.

L’algologia veterinaria, ovvero la branca della clinica veterinaria che studia e cura il dolore, parla di dolore acuto adattativo – ovvero un dolore che insorge dopo un trauma o un processo infiammatorio e che è protettivo per l’individuo, in quanto gli consente di sottrarsi allo stimolo doloroso e cessa quando questo stimolo scompare. È un dolore improvviso ad esempio per una morsicatura o graffiatura di un altro animale

Si definisce dolore cronico maladattativo un dolore acuto adattativo trascurato, perché non trattato, o trattato male. In questo caso venendo alterate le vie nervose, la sensazione algica si mantiene nonostante un trattamento antalgico. Questo è invece un dolore che si è consolidato e si presenta più volte in un periodo di tempo lungo; spesso è difficile da individuare, perché potrebbe insorgere progressivamente e manifestarsi a distanza dalla patologia acuta che lo ha provocato; per questo motivo il gatto in parte si adatta (per esempio un dolore da artrosi, o muscolare).

Il dolore da sintomo che può essere trattato, quando diventa cronico maladattivo, diventa una patologia, il gatto soffre e il suo comportamento si modifica.

Il gatto, molto di più del cane, maschera il dolore, per cui, in caso di dolore cronico non è sempre facile comprendere che l’animale è a disagio, perché i segni da cogliere sono segnali “indiretti”, generici, riconducibili anche ad altre situazioni.

Il piccolo felino può essere meno interattivo, essere più lento, meno giocherellone, può salire e scendere con maggior difficoltà dal divano, ma, essendo anziano, le persone che vivono con lui pensano che questi sintomi sono giustificati dall’età.

Un altro sintomo è il pelo arruffato, con dei nodi, perché il gatto ha più difficoltà a pulirsi, anche il lasciare le urine o le feci fuori dalla cassettina igienica è un sintomo, perché non riesce più ad entrare facilmente in questa.

Non sempre questi comportamenti sono associati a reazioni algiche imponenti, a volte si lascia toccare senza lamentarsi, al massimo si irrigidisce, o socchiude gli occhi, abbassa le orecchie, abbassa il muso, e i lineamenti del viso sono tesi, ma non reagisce aggredendo o fuggendo.

È importante porre attenzione alle modificazioni comportamentali, oltre a quelle fisiche per sospettare un dolore e di conseguenza portare l’animale a una visita veterinaria.