Articolo pubblicato su LA STAMPA edizione di ASTI
29 luglio 2022

L’EDUCAZIONE DEL CANE & DEL GATTO

IL CANE E IL GATTO ANZIANO

Gli animali anziani che vivono in famiglia sono molto numerosi e ciò che ne favorisce la longevità è una sorta di protezione ambientale e sociale.

Studi condotti sui topi che vivono in ambienti protetti hanno dimostrato che vivono di più ma che trascorrono l’ultima parte della loro vita in uno stato di maggior fragilità. La stessa cosa succede ai nostri animali domestici, per cui è necessario aiutarli dal punto di vista psichico-fisico.

Diamo una definizione di invecchiamento: … l’invecchiamento non rappresenta una patologia, bensì un complesso processo biologico caratterizzato da una progressiva ed irrimediabile modificazione dei tessuti e delle cellule, il cui risultato consiste in una ridotta capacità dell’’organismo di mantenere l’omeostasi (ovvero una situazione di equilibrio tra salute e malattia) in risposta a stressanti fisici ed ambientali (Landsberg e Ruehl, 1997).

Partendo da questo assunto, si può concludere che gli esseri viventi invecchiano perché sono programmati per invecchiare. Tuttavia, la senescenza è una fase della vita in cui si è meno attivi, nella quale si va incontro a degenerazione cognitiva (i nostri animali sembrano spaesati, non riconoscono l’ambiente di vita, gli oggetti e le persone), ci si sente insicuri, emotivamente fragili e si cerca aiuto. Anche il cane e il gatto che eravamo abituati a veder scorrazzare per casa e in giardino diventa molto più calmo, meno giocherellone, ci cerca di più.

Corpo e mente camminano a braccetto e spesso il decadimento fisico si associa al decadimento emotivo: le articolazioni fanno male e le zampe cedono; e così tutti i sensi diventano meno acuti: la vista, l’olfatto, l’udito. La volontà resiste, tanto che quando il cane vede una pallina correre, la insegue per prenderla ma le gambe non rispondono a dovere, sono più lente, gli occhi non mettono a fuoco perché la cataratta avanza e non riesce a sentire chiaramente le indicazioni della persona che gioca con lui. La frittata è fatta: il nostro amico a quattro zampe si demoralizza e rinuncia, si isola, la depressione prende il sopravvento. I famigliari interpretano questo comportamento come una richiesta per stare da solo, per riposarsi e interagiscono meno con lui. Questo è un sintomo della Sindrome da Disfunzione Cognitiva (CDS) o più semplicemente detta demenza senile. Altri sono essere confuso, non trovare la porta di uscita, o la ciotola del cibo rimanere immobile in un angolo, vagare senza uno scopo, perdersi in giardino, attenzione, in estate con le temperature alte potrebbe avere come conseguenza un colpo di calore.

Anche i gatti ne sono colpiti: il primo sintomo che compare nel gatto anziano è il miagolio continuo, insistente, come un lamento, perché è disorientato, non trova la sabbietta igienica, o le ciotole con il cibo e l’acqua, non riesce a salire sul divano o sulla sua amata poltrona, vuole attirare l’attenzione dei famigliari o degli altri gatti. Nel gatto l’invecchiamento fisico è più subdolo che nel cane che palesa dolore a una articolazione o alla schiena: il gatto invece riduce il movimento ma non sempre zoppica, così evita di farsi toccare e si isola. Quando prova molto dolore può diventare, improvvisamente, aggressivo e da gatto coccolone che cerca le carezze, non vuole più farsi toccare pur conservando le sue altre abitudini (mangia regolarmente, dorme tutta la notte, ecc.).

Invecchiare, come ho detto, non è una malattia, infatti sia il cane che il gatto possono avere un “invecchiamento di successo”, ovvero rimanere  attivi, continuare ad avere una buona vita di relazione con il resto della famiglia a due e a quattro zampe ed essere lucidi anche in età molto avanzata. Si parla di “invecchiamento di successo” quando corpo e cervello invecchiano  mantenendo l’attività fisica e  la vita di relazione con i consimili, le persone e l’ambiente.

In questo caso l’animale si comporta correttamente ma le sue azioni sono più rallentate e reagisce più lentamente alle variazioni ambientali.

In America è stata condotto uno studio su 4342 proprietari di gatti, nell’arco di otto anni – pubblicata sulla rivista Journal of Feline Medicine and Surgery – per cercare i segni della Sindrome da Disfunzione Cognitiva, evidenziando quali potrebbero essere i rischi ambientali, sociali ed emozionali che predispongono la sua comparsa o ne rallentano la progressione. Il risultato sorprendente, ma in parte scontato, è il dato che i gatti che vivono in campagna sono meno soggetti a questa patologia.

È emerso infatti che la maggior parte dei gatti con Sindrome da Disfunzione Cognitiva, ovvero l’86 %,  vive in città, o area suburbana e che solo il 14% di quelli che vivono in campagna presentano i sintomi della patologia. Quindi se vivere in campagna favorisce un invecchiamento cerebrale di successo del gatto rende fondata l’ipotesi che a ciò contribuiscano le condizioni di vita più salubri e la maggior ricchezza dell’ambiente, dove l’animale può cacciare, correre ed esplorare un territorio vasto ed eterogeneo. Tutto questo, in appartamento, per quanto grande sia e per quanto  lo si arricchisca con giochi o strutture che consentano all’animale di muoversi ed essere stimolato intellettualmente, non è possibile. (FONTE: https://www.innovet.it/innovet-news/2022/la-campagna-fa-bene-al-gatto-anziano/)

Un’altra interessante ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori brasiliani che hanno messo in evidenza che, come per le persone affette da Alzheimer (la Sindrome da Disfunzione Cognitiva è un modello per lo studio dell’Alzheimer umano), anche il cane affetto da questa patologia non riesce ad identificare e ingerire in tempi rapidi un bocconcino prelibato.

Abbiamo sottoposto 26 cani di taglia diversa e di età superiore ai 9 anni  si legge nella comunicazione di Journal of Veterinary Behavior – a un test di ricerca del cibo, che consisteva nell’individuazione entro tre minuti di una ciotola contenente sul fondo cinque stuzzichini al gusto di carne ricoperti da dodici palline di uguali dimensioni…Dieci di questi cani presentavano segni comportamentali caratteristici di demenza senile da moderata a grave. I risultati non lasciano spazio alla fantasia. “Dei 10 cani con demenza senile, nessuno era in grado di completare il test comportamentale… Sette soggetti non mostravano alcun interesse per l’appetitosa ciotola, e tre riuscivano a trovare qualche snack, ma non nel tempo previsto dalla prova.” (FONTE: https://www.innovet.it/innovet-news/2022/la-demenza-senile-altera-il-comportamento-alimentare-del-cane/)

I ricercatori hanno ipotizzato che i cani con Sindrome da Disfunzione Cognitiva abbiano la vista compromessa, una modificazione del gusto e dell’olfatto e un disorientamento spazio-temporale, conseguente a un invecchiamento cerebrale non di successo.

Quindi è importante aiutare i nostri animali quando invecchiano (si considera anziano un animale di 8-9 anni di età, dipende dalla razza, dalla taglia, dal tipo di vita). La prevenzione è importante: alimentazione corretta, giusta attività fisica, cura del dolore e una vita di relazione appagante, sono infatti alla base dell’invecchiamento di successo.

E se non va tutto per il verso giusto e vedete il vostro amico a quattro zampe che con gli anni si isola, non gioca più, non cerca il contatto, aiutatelo a reagire. Per il cane andranno bene brevi ma frequenti passeggiate, carezze e coccole come fossero massaggi, giochi semplici ed appaganti, piccole attività fatte insieme, per esempio coinvolgendolo in lavori in giardino, che lo facciano sentire utile. Il gatto invece può essere aiutato a salire sulla sua poltrona costruendo una scaletta con dei cuscini rigidi, lo si può far giocare con l’acqua corrente di un rubinetto, o semplicemente spazzolarlo con un guanto morbido, al nostro felino piace essere massaggiato.

Non lasciate che i nostri animali domestici si chiudano in se stessi, adducendo come  scusa che sono vecchi e stanchi e che preferiscono dormire invece che interagire con noi. Non è vero, se fanno così sono depressi e stanno male, ma possono essere curati con la terapia comportamentale e/o farmacologica.

Le principali patologie organiche del cane anziano

La geriatria veterinaria sarà sempre di più una branca della medicina veterinaria che richiederà l’attenzione del clinico, perché la popolazione animale anziana è in netto aumento. In proporzione ci sono più animali anziani che cuccioli e necessitano di maggiori cure e per tempi lunghi rispetto ai cuccioli.

Tra le più comuni patologie che si riscontrano nei soggetti anziani ci sono le malattie cardiache, renali, le neoplasie, l’osteoartrite e le patologie dentali, anche il tartaro che causa gengivite è un grosso problema per il cane e il gatto avanti in età.

È importante che il compagno umano dell’animale sappia interpretare i segni che un soggetto anziano emette: cambiamento del peso, in particolare il dimagramento, riduzione dell’appetito, anche minimo sino ad arrivare all’inappetenza, aumento del bere, disturbi eliminatori (dissenteria, stitichezza, incontinenza urinaria), comparsa di noduli, tumefazioni o gonfiori in parti del corpo, tosse persistente, difficoltà respiratoria, debolezza, difficoltà a camminare, alito puzzolente, comparsa di convulsioni. Un sintomo spesso presente e non sempre considerato come si dovrebbe è il dolore, che si accompagna a sintomi comportamentali: aggressività, paura. Tutti questi sintomi, inoltre, possono essere associati a disorientamento e stato confusionale che denotano una difficoltà del soggetto ad adattarsi all’ambiente dove ha sempre vissuto e con il quale interagiva tranquillamente.

Il quadro che ho delineato configura un approccio al paziente geriatrico, complesso e multidisciplinare ma, soprattutto, che non sia più orientato soltanto sulla malattia in modo che la cura venga basata e modulata sui sintomi e sullo stato del singolo animale, al fine di tutelarne a tutto tondo la salute psico-fisica.