Articolo pubblicato su LA STAMPA edizione di ASTI
10 febbraio 2023

MEDICINA COMPORTAMENTALE ANIMALE

IL CANE A PANCIA IN SU CHIEDE LA PACE, IL GATTO MINACCIA LA GUERRA

IL CANE E IL GATTO CHE MOSTRANO LA PANCIA

Tutti avrete visto un cane che si mette con la pancia in aria, mostra i genitali e scodinzola o tiene la coda tra le gambe, oppure un gatto che fa la stessa cosa, ma tira indietro le orecchie, soffia o miagola.

Quale emozione vi ha suscitato la vista di questi animali appartenenti, entrambe, a due specie domestiche?

Parlando con le persone che mi chiedono una spiegazione di questo comportamento, vedono il cane come un animale che si sottomette, alcuni associano la postura con la pancia in aria alla paura, considerano il soggetto timido ed insicuro.

L’interpretazione della postura del gatto è più difficile per il convivente umano, perché l’ambiguità del gatto si manifesta in ogni suo comportamento. Il felino domestico assume questa postura sia quando dorme sia quando si avvicina a noi: si sdraia, fa le fusa e cerca di farsi accarezzare sulla pancia. Si rilassa e socchiude gli occhi, in estasi, appagato dalle “coccole”. Poi all’improvviso si attiva, allontana la mano che lo accarezza con le zampe posteriori, dapprima senza tirare fuori le unghie, poi, se la persona insiste, le sfodera e dopo aver mosso le zampe più rapidamente, scappa. La situazione si fa critica quando è arrabbiato o si sente aggredito senza una via di fuga: allora si corica su un fianco, mostra la pancia, sfodera le unghie, soffia e si prepara ad aggredire graffiando e mordendo. In questa situazione, con questa postura esprime il massimo della sua aggressività e a noi, esseri umani, ma anche ai cani, conviene fuggire perché potremmo finire molto male. Questa per il gatto è una postura offensiva, che per fortuna raramente viene adottata dal nostro felino domestico, perché le strategie che più spesso mette in atto quando è in pericolo, sono la fuga oppure l’immobilizzarsi (tecnicamente “si frizza”), sperando di essere ignorato.

Anche per il cane non è sempre facile interpretare questo atteggiamento del gatto: lo fraintende perché, interpretandolo in chiave canina, si tranquillizza e pensa che gli venga dato un segnale di pacificazione. Ovvero che il gatto stia comunicando che non vuole essere aggressivo e che anche lui non debba esserlo. In questo modo il cane si fida – anche noi umani facciamo lo stesso ragionamento di Fido – si avvicina con il risultato che il gatto si innervosisce di più, ha paura, sente di non avere più vie di fuga e fa scattare gli artigli graffiando e apre le fauci per mordere. Tutto avviene in una frazione di secondo e per evitare il pericolo, il cane – o noi – se si verifica la situazione descritta, ha una sola possibilità: fuggire e farlo prima che il gatto aggredisca, dopo è tardi e rimane che procurarci cerotti e bende per curare le ferite, del cane o nostre.

La postura di pacificazione del cane  viene appresa dal cucciolo fin dalla nascita: la mamma, con colpetti leggeri del muso, lo gira sulla schiena e leccandolo lo stimola a urinare e defecare. Nei primi venti giorni di vita, infatti, il cucciolo non ha le competenze neuronali per gestire volontariamente l’espulsione delle feci e delle urine, quindi ci pensa la mamma e nel fare questo gli insegna la postura di pacificazione. Crescendo, il cucciolo impara che, se esagera in irruenza, giocando con un fratello, o in corse sfrenate, la mamma interviene ringhiottando, e, se non è sufficiente lo blocca prendendo il suo piccolo collo in bocca, senza stringere, in questo modo capisce che deve fermarsi e per bloccare il rimprovero della madre, il cucciolo si mette con il dorso a terra, mostrando la pancia e immobilizzandosi. L’atteggiamento che assume è simile a quello dell’uomo che di fronte a una sgridata o a un atteggiamento minaccioso, alza le mani. Per il significato che assume questo comportamento si definisce postura di pacificazione. Il cucciolo o l’adulto che la usa non si sottomette, semplicemente comunica che ha capito quello che gli viene detto, ovvero che deve fermarsi e che se lo fa evita conseguenze più gravi.

Entrambe le posture, quella del gatto e quella del cane, sono usate per evitare un conflitto o una aggressione, ma mentre il cane dice: “vengo in pace, tranquillizzati”, il gatto dice: “fai attenzione che non sopporto quello che stai facendo e che sono disposto a tutto per evitarlo, stai alla larga”.

Come ci dobbiamo comportare quando il gatto o il cane usano questa postura per comunicare con noi?

Nel caso del gatto dobbiamo, bloccarci, cercare di allontanarci senza perderlo di vista, lasciargli una “via di fuga”, perché possa scaricare, lontano da noi, l’ansia accumulata.

Con il cane è invece importante comprendere che, se ci da un segnale di pace, vuole che questo sia rispettato: se non lo facciamo e lo vessiamo con frasi minacciose, o peggio con gesti minacciosi, potrebbe mordere, o se molto intimorito, essere traumatizzato e, in futuro, non lasciarsi più avvicinare nè dalla persona che non ha rispettato la sua comunicazione, né da persone che gli rassomiglino. Per questo motivo non dobbiamo interpretare questo comportamento come un segno di sottomissione e comportarci come dominanti, nel significato di tiranni.

Sia con il cane che con il gatto, leggiamo correttamente la loro comunicazione, con la consapevolezza che, come noi, sono soggetti sociali che preferiscono evitare il conflitto e di litigare inutilmente.