Articolo pubblicato su LA STAMPA edizione di ASTI
28 aprile 2023

MEDICINA COMPORTAMENTALE ANIMALE

COSA SI PUÒ FARE QUANDO IL GATTO DI FAMIGLIA HA UN COMPORTAMENTO AGGRESSIVO?

cosa fare con il gatto aggressivo

Seguendo il filo del discorso iniziato con gli articoli delle ultime due settimane, penso vi stiate chiedendo: cosa si può fare quando il gatto di famiglia ha un comportamento aggressivo?

Innanzitutto perché parlare di comportamento aggressivo e non di gatto che morde o graffia?

Perché è importante sottolineare che il soggetto che all’improvviso, senza un motivo a noi comprensibile, soffia, o vocalizza forte, orripilando il pelo, “gonfiandosi”, inarcando il dorso per apparire più grande, compie un’aggressione.

Questo comportamento può essere rivolto verso i famigliari, verso gli estranei che arrivano in casa, verso un altro gatto di famiglia o che vive all’esterno.

E, soprattutto, non si deve pensare che essere aggressivo significa ferire o uccidere un avversario, questa è una componente fondamentale ed esclusiva nel caso dell’aggressività predatoria, perché è funzionale alla cattura della preda, per cibarsene. Al di fuori di questa situazione, gli animali ritualizzano l’aggressività e ne fanno una rappresentazione per intimorire l’avversario ed evitare il conflitto. La ragione di ciò è che arrivare a uno scontro comporta un dispendio di energie fisiche e mentali, ma soprattutto il rischio di rimanere feriti o, peggio, di perdere la vita.

Quindi, di fronte a un atteggiamento aggressivo, è importante non rispondere con un atteggiamento uguale e simmetrico: la strategia vincente è invece quella di disinnescare l’aggressività, dare un segnale di pacificazione, rimanere fermi, distogliere lo sguardo, allontanarsi, non gridare.

Questi sono tutti atteggiamenti che servono a risolvere il conflitto.

Purtroppo non è sempre possibile mettere in atto una tale strategia, perché la vita tra le mura domestiche può non consentire la fuga per la vittima o per l’aggressore. Inoltre i luoghi chiusi, con una limitazione dello spazio, sovraffollati di persone e di animali, aumentano lo stress e la tensione del gatto, che spesso ha come valvola di sfogo l’aggressione.

Ci ricordiamo tutti quanto abbiamo sofferto durante il look down per il covid a causa dell’impossibilità di uscire e della convivenza forzata.

Il gatto che vive in appartamento è sottoposto a una condizione di vita che definirei da “ergastolano di lusso” – intendiamoci: non è un giudizio morale per chi ha i mici in casa, perché sono circondati da tanto affetto e amore – con conseguente aumento del suo stress. Per attenuare gli effetti di queste limitazioni di movimento, sarebbe quindi necessario un arricchimento ambientale, con la possibilità per il felino domestico di salire in alto, di avere punti di osservazione, oppure di potersi nascondere e intrufolarsi in anfratti creati negli armadi, o lasciandogli a disposizione scatole di cartone nelle quali possa accedere, ecc.

Se la causa del comportamento aggressivo è lo stress e cambiare il contesto in cui il micio è inserito – se possibile – è un modo per riportarlo a una condizione di serenità.

Ci sono poi anche casi in cui le aggressioni sono un sintomo di una patologia organica, come i disturbi endocrini, neurologici, o dell’apparato scheletrico, o neoplasie e intossicazioni.

Il gatto reagisce a un dolore o allo stress che la malattia gli induce con aumento dell’ansia e della frustrazione per non poter fare certe cose, o per non potersi sottrarre a manualità dolorose.

Ricordo che il gatto, essendo una preda, dimostra meno il dolore, non potendoselo permettere, perché sarebbe attaccato immediatamente dal predatore che approfitterebbe della situazione. Per cui maschera la sofferenza, si nasconde, ma non si lamenta, sino ad arrivare ad aggredire se non ha più alternative per sottrarsi a un contatto che sa essere doloroso. Tra le cause organiche vanno menzionate anche le crisi epilettiche, che possono avere come manifestazione un’aggressione senza un motivo apparente, o non così evidente, per l’aggredito.

Infine accenno ad una patologia del gatto, l’iperestesia felina, che è poco conosciuta e che ha una sintomatologia sovrapponibile ad altre patologie, compresi episodi aggressivi, conseguenti ad allucinazioni, vocalizzi, aggressività autodiretta verso la coda, contrazione dei muscoli pellicciai che si muovono con un movimento come le onde che increspano la superficie del mare.

Come si può evincere da questo breve viaggio nel comportamento aggressivo del gatto, un morso o un graffio, ma anche semplicemente il soffiare, sono i sintomi di un disagio dell’animale. Questo può essere comportamentale, oppure fisico, per cui è necessario che sia esplorato nella sua complessità, con una visita clinica per escludere zone del corpo in cui il micio ha dolore, esami del sangue, indagini con la diagnostica per immagini, ecc. La visita comportamentale si avvale di tutte le informazioni che la clinica può dare, arricchita dal racconto delle persone aggredite o che vivono con il gatto.

Per cui il primo passo verso la guarigione è una visita clinica che inquadri il sintomo, per approfondire la situazione con accertamenti e altre visite specialistiche, in modo da arrivare a una diagnosi ma soprattutto a una terapia, che potrà essere farmacologica, ambientale, o relazionale, in grado di dare serenità al gatto e alle persone che vivono con lui.