Mi chiamo come te, perché sono parte di te

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Alla ricerca di una idea per questo articolo trovo tre notizie che non hanno apparentemente, nulla in comune, ma sono sintomatiche di quanto gli animali domestici siano diventati importanti per le famiglie.

La prima fa riferimento proprio alla famiglia: su La Stampa di sabato 1° luglio la ministra delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ad un evento organizzato dal movimento giovanile di Fratelli d’Italia ha detto: “Amo moltissimo cani e gatti, ho un cane e quattro gatti. Non è perciò una questione di ostilità nei confronti degli animali, ma quando mi capita di portare il cane ai giardinetti sento il richiamo degli altri proprietari. Li chiamano e sento “Giovanni”, Eugenio”, “Riccardo”. Addirittura nomi composti, ho sentito pure “Giovanni Maria””… “Comincia a diventare una confusione non casuale…” Secondo lei -continua l’articolo- si tratta “di un bisogno di affettività, di famiglia, che viene trasferito in maniera impropria sugli animali, sui cagnolini e così via”…

Seguono altre affermazioni della Ministra che portano la giornalista, Maria Corbi, a concludere Insomma volendola tradurre la frase sarebbe: meno cani più figli.

Un’altra notizia la trovo sul quotidiano on line dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani, in data 18/10/2022 dal titolo: Cimiteri dei pet in Lombardia, approvata la legge.

Il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato la prima legge regionale sui cimiteri degli animali da compagnia.

“Il provvedimento regola in maniera chiara e completa sia la localizzazione dei cimiteri per pet sia la loro gestione, normando il trasporto delle spoglie e il loro seppellimento… Nei cimiteri per animali da compagnia si potranno sia deporre le urne cinerarie sia inumare le carcasse, posando anche cippi e targhe funerarie.” (https://www.anmvioggi.it/rubriche/regioni/73372-cimiteri-dei-pet-in-lombardia-approvata-la-legge.html)

In pratica la consigliera Claudia Carzeri, di Forza Italia, relatrice e promotrice con altri consiglieri di vari partiti e del gruppo misto, ha voluto dare indicazioni edilizie e sanitarie per la costruzione dei cimiteri dove inumare le spoglie dei nostri amici a quattro zampe.

Infine la terza notizia si riferisce a uno studio dell’Università Statale di Milano che ha approfondito i rischi sanitari ed ambientali a cui sono esposti i nostri animali domestici che vivono con persone che fumano. La Professoressa Silvia Mazzola, coautrice dello studio, spiega che per gli animali domestici l’esposizione al fumo può avvenire sia per inalazione ambientale, sia per assorbimento transdermico. Questa ricerca è nelle fasi iniziali e prevede un ulteriore approfondimento, ma: “Sensibilizzare i fumatori proprietari di animali sui potenziali danni che il fumo passivo potrebbe arrecare ai loro cani da compagnia non è un fattore trascurabile, non solo in termini di prevenzione delle malattie legate al fumo, ma anche di tutela del benessere animale.”

Il legame tra gli animali umani e gli animali non umani è un dato di fatto, sia in un approccio critico che in un approccio che ne tutela la dignità, la salute e il benessere psichico.

E sempre con maggior frequenza e forza il mondo politico e quello scientifico si dimostrano attenti alle esigenze degli animali, avvicinandosi a quello che nella pratica quotidiana è il rapporto che tutti noi, che viviamo con gli animali, abbiamo con loro.

Come afferma la zoologa e filosofa Donna Haraway la cultura occidentale si è sempre basata su dei dualismi: uomo/donna, naturale/artificiale, uomini/animali, ecc.. Da questa contrapposizione nasce il predominio di una parte sull’altra, nello specifico dell’animale umano sull’animale non umano. La Haraway esorta ad uscire da questa categorizzazione stretta.

A mio avviso è più facile pensare che la società sia fatta di uomini e animali che si completano a vicenda, noi abbiamo bisogno, per il nostro benessere psico-fisico di loro e viceversa. Chiamare un animale Franco, invece di Bobi non snatura la sua e la nostra personalità, potrebbe creare confusione se lo si chiama in mezzo alla folla, ma potrebbe anche educare il nostro ego, di umani, a non pensare che in un contesto dove nessuno ci conosce, se viene pronunciato il nostro nome, è perché ci si riferisce a noi. Forse c’è anche un altro essere vivente che si può chiamare come noi… e avere quattro zampe invece di due gambe.

È una questione di riconoscere le differenze e di rispettare la libertà di tutti.