L’ordinanza sui cani aggressivi: una norma giusta, ma che deve diventare legge

L’ordinanza sui cani aggressivi: una norma giusta, ma che deve diventare legge

Anche quest’anno per la decima volta – quindi per il decimo anno – è stata prorogata l’ordinanza contingibile e urgente 6 agosto 2013, e successive modificazioni, concernente la tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani.

Come scrive il quotidiano on line @nmvi Oggi, in data 28 agosto 2023: “Nelle more di una disciplina organica, la materia resta disciplinata dall’ordinanza ministeriale del 6 agosto 2013 e dal sistema di prevenzione del rischio di aggressione da parte dei cani organizzato nel 2009 in contrapposizione alle black list delle razze canine.”

Il 27 agosto del 2004 il Ministro della Salute Sirchia, a seguito di episodi di aggressioni da parte di cani di proprietà emanava la prima ordinanza:  Tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressività di cani (GU n. 213 del 10-9-2004), che recitava all’Art. 1, punto b, il divieto di addestramento inteso ad esaltare il rischio di maggiore aggressività di cani pitbull e di altri incroci o razze di cui all’elenco allegato. L’ordinanza comprendeva una lista di 18 razze, con i loro incroci, a rischio di maggior aggressività (come venivano definite al tempo). Nel 2009 questa lista, a seguito di critiche provenienti da tutte le categorie professionali che si occupano di animali e dal mondo delle associazioni di protezione animale, nonché dalle persone che vivono con un cane, è stata abolita e l’ordinanza è stata in parte modificata e riproposta nella forma attuale. Non so dire se per fortuna o purtroppo, queste norme, di anno in anno, vengono confermate: se questo, da un lato, è un bene, dall’altro va rimarcato che una disposizione “contingibile ed urgente” non sia mai stata sostituita con una legge specifica e con un regolamento che potrebbe e dovrebbe definire meglio gli ambiti nei quali questa norma regolamenta la relazione, gli obblighi e i divieti che sono tenute rispettare le famiglie che convivono con un cane.

Una legge sarebbe anche un segnale forte dell’importanza che il problema dei cani che aggrediscono riveste per la società. Il legislatore dovrebbe anche prevedere un criterio di valutazione del comportamento di aggressione, perché il cane è un predatore che utilizza comportamenti aggressivi, dal ringhio sino ad arrivare al morso per comunicare le sue emozioni. Inoltre, vivendo in un contesto sociale, e, restringendo il campo, famigliare, il suo comportamento viene influenzato e indotto dagli altri esseri viventi e dall’ambiente in cui è inserito.

A mio avviso il punto di forza di questa ordinanza è la parte di prevenzione, cioè il PATENTINO, l’acquisizione del quale resta su base volontaria, va inoltre considerato che, purtroppo, i corsi in Italia sono distribuiti “a macchia di leopardo”, con la conseguenza che soltanto in alcuni comuni vengono attivati,  perdendo così  un po’ della valenza di prevenzione generale a livello sociale che dovrebbero avere  se fossero organizzati, in tutti i comuni di media e grande densità abitativa, dove vive il maggior numero di famiglie con  cani. La maggiore diffusività di questi corsi diventerebbe una forza trainante per il resto dei comuni più piccoli, dando la possibilità per i conviventi di cani che vivono in paesi e città limitrofi dove non viene organizzato il corso per il PATENTINO, di potervi comunque partecipare. Si aggiunge che la tecnologia offre l’occasione di frequentare on line la parte teorica del corso, raggiungendo una platea molto più ampia.

E non dimentichiamo che la prevenzione è fondamentale: informare le persone che hanno un cane, o quelle che vorrebbero adottarlo, sulle motivazioni di razza, su come intraprendere un percorso educativo di crescita insieme, sulla cura fisica, ecc… è l’approccio più importante per prevenire le morsicature. Con buona pace di tutti, in primis del cane – che non ama, in linea di massima, il conflitto – e anche delle persone che vivono con lui, che se decidono di condividere una parte dei loro anni con un animale è per amarlo, per coccolarlo e per ricevere le stesse cose da lui.

Una maggiore consapevolezza sarebbe un beneficio per tutta la società, nella quale convivono sia persone con il cane, sia persone che vorrebbero averne uno ma che non possono adottarlo sia persone che non desiderano avere un cane. Tutti i membri  potrebbero godere del piacere di vedere, toccare, interagire con un essere vivente socievole e affettuoso, se ben educato alle regole della convivenza sociale umana, e canina.

Un tasto dolente è il percorso di rieducazione: l’ordinanza prevede infatti una visita comportamentale – su richiesta del Medico Veterinario dell’ASL – finalizzata a verificare la situazione dopo un’aggressione; una volta fatta la visita comportamentale, nel prosieguo, verificate problematiche sotto il profilo della aggressività dell’animale, l’ordinanza è invece meno chiara circa il percorso di recupero comportamentale da farsi. Più precisamente, dal momento che i costi degli interventi di tipo comportamentale che andrebbero effettuati a favore del cane ad oggi sono a carico del proprietario dell’animale, è facile immaginare che se proprio lui (il proprietario) fosse la vittima della aggressione – nella maggior parte dei casi le aggressioni avvengono in famiglia- questi potrebbe aver perso la fiducia nel suo animale, potrebbe averne paura, oppure non essere in grado di collaborare con l’istruttore riabilitatore per limitazioni fisiche, o per altri motivi.

Fatta questa premessa, ritengo che sarebbe opportuno prevedere delle strutture recettive che consentano di iniziare un percorso riabilitativo all’esterno della famiglia, nella quale reinserire il soggetto aggressivo con gradualità, oppure che prevedano, in alcuni casi, anche l’adottabilità del cane dopo il percorso di recupero in modo che l’animale sia affidato ad un altro nucleo famigliare.

Quest’ultima ipotesi deve però fare i conti con il principale ostacolo: quello economico, perché l’ente pubblico – si può obiettare – ha problemi ben più urgenti e necessari da affrontare . Ecco perchè è importante puntare sulla prevenzione, rendendo obbligatori, oppure offrendo dei vantaggi a chi frequenterà con il proprio animale il corso del PATENTINO, iniziativa di facile realizzazione e non particolarmente onerosa nella organizzazione (si potrebbero trovare degli sponsor, o richiedere una minima quota di partecipazione).

Concludendo: l’Ordinanza del 2013, si ribadisce, punta non tanto ad imporre divieti e obblighi, piuttosto a fare formazione, con l’intento di diffondere la cultura del possesso responsabile degli animali e i percorsi formativi dovrebbero essere lo strumento principale.

Un’ultima suggestione: molti comuni, tra cui Asti nel 2017 (questo il link https://asti.etrasparenza2.it/moduli/downloadFile.php?file=oggetto_allegati/181761330220O__Oregolamento+tutela+e+benessere+animali.pdf  ) si sono dotati di un Regolamento per la  Tutela e per il Benessere Animale, documento ricco di informazioni su come gestire gli animali dal punto di vista normativo, invito pertanto tutti i conviventi con un pet a consultarlo, e se il vostro comune non l’avesse ancora adottato, vi invito senz’altro a farvi promotori di iniziative che inducano l’amministrazione pubblica a redigerlo.