IL CANE IN MONTAGNA

Lo scorso 6 aprile sono stato invitato dal CAI di Lanzo Torinese a partecipare ad una giornata intitolata: “Il corretto modo di andare in montagna con i cane”.

Con me erano presenti anche una educatrice/istruttrice cinofila e un tecnico faunistico del comprensorio alpino della zona, e abbiamo così avuto modo di approfondire dai diversi punti di vista il corretto modo di andare in montagna con il cane e i pericoli che possono presentarsi.

È stato un pomeriggio interessante, con molti spunti, e io stesso ho appreso che la montagna, per quanto sia un ambiente bello e arricchente, presenti comunque delle insidie per chi non la conosce. Innanzitutto è un ambiente popolato da molti animali selvatici che vanno rispettati e che si fanno rispettare: per esempio, da alcuni anni, è ricomparso il lupo e nella zona dove si è svolto il nostro incontro ne sono stati avvistati alcuni branchi che, se non vengono disturbati, non attaccano i cani.

E la presenza del lupo ha modificato anche la vita degli altri selvatici, dai camosci agli stambecchi, ai mufloni che, come diceva il tecnico faunistico, hanno ridotto i vocalizzi, per evitare di essere facili prede. Questo adattamento, avvenuto in pochi anni di convivenza, mi affascina per la capacità delle specie animali di proteggersi trovando un compromesso tra le proprie esigenze e quelle altrui, senza la necessità di andarsene dal proprio ambiente.

Tra gli abitanti della montagna che sono, per così dire, pericolosi per il cane, va ricordata la processionaria del pino, un insetto della famiglia dei Tamicidae, che si trova nei boschi della valle e che viene chiamata così perché i singoli individui si muovono in fila indiana quando scendono dagli alberi verso il terreno. Viene anche chiamata “gatta pelosa”  perché è tutta ricoperta di peli che sono molto irritanti per le mucose dei cani, in particolare per labbra, lingua e tartufo. Il nostro amico a quattro zampe, esplorando il terreno o ingerendo fili d’erba, può infatti venire a contatto con questo bruco e, letteralmente, bruciarsi il muso e la lingua, che si arrossano e possono anche andare in necrosi. Le parti venute a contatto si tumefanno, si arrossano, il cane sbava, può avere febbre e non mangiare per il dolore, nei casi moto gravi si può arrivare al soffocamento per l’edema conseguente. Un altro pericolo è rappresentato dal morso della vipera, che aggredisce solo se in pericolo, e che può essere mortale, ma per fortuna, quando morde per difendersi, inocula meno veleno di quando lo fa per uccide una preda da mangiare, dando il tempo di portare il cane dal veterinario per le cure del caso. E non dobbiamo trascurare gli ungulati e i cinghiali, che si difendono se aggrediti dal cane, in quanto lo considerano un predatore, quindi un pericolo non sempre da evitare fuggendo ma anche attaccando se non hanno vie di fuga.

In montagna ci sono poi anche le greggi che sono protette dai cani guardiani che come lavoro difendono gli animali loro affidati: per questa ragione non è infrequente trovare cartelli che segnalano la loro presenza. Come è emerso dall’incontro, non li si deve ignorare ma rispettare, facendo in modo che il cane non vada a disturbare nè i consimili che stanno lavorando, né gli animali che questi stanno proteggendo.

La montagna, come tutti gli altri ambienti, esige rispetto per sé e per chi la abita, è un ambiente ospitale ma la si deve conoscere bene. Il cane, e le persone che vivono con lui, devono quindi rispettare delle regole, una tra tutte è che il cane, per legge, non può essere lasciato libero, ad accezione di quelli autorizzati come i cani da caccia nel periodo venatorio o quelli da gregge.

In Francia, per esempio, dal 15 aprile al 30 giugno hanno inasprito le pene per chi porta il cane nei boschi demaniali senza il guinzaglio.

Questa misura si è resa necessaria, come si legge sul quotidiano on line Anmvi Oggi del 15 aprile, perché in questo periodo inizia “la nascita dei mammiferi e la nidificazione degli uccelli” e i cani, con la loro presenza, possono “disturbare e stressare gli animali della foresta” e “metterne in pericolo la riproduzione”.

(https://www.anmvioggi.it/rubriche/europa/75849-guinzaglio-nei-boschi-in-francia-scattano-le-multe-ai-proprietari.html).

Questa norma è presente da 1995, ma è poco nota e soprattutto poco seguita, per cui si è ritenuto di dover inasprire le pene per tutelare le specie selvatiche presenti sul territorio. Le autorità francesi sottolineano che ci sono molti altri comportamenti irrispettosi, come la circolazione nei boschi di mezzi a motore o l’accensione di fuochi, ma tuttavia sottolineano che – e come sopra riportato, questo avviene anche in Italia –  il cane vagante può essere una minaccia sia per i selvatici che per i cani da gregge presenti nei territori dediti alla pastorizia.