Forest therapy

FOREST THERAPY

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Noi europei passiamo il 90% del nostro tempo al chiuso, gli americani arrivano al 93% di cui un 6% in macchina: in pratica, passiamo all’aperto mezza giornata alla settimana.

Questi dati statistici forse sono un po’ eccessivi per noi italiani, ma indicano quanto gli uomini siano sempre più isolati dentro le case, a guardare schermi di ogni genere. E, in questo isolamento dalla natura, coinvolgiamo i nostri animali: pensiamo ai cani e ai gatti che vivendo in città hanno pochissime occasioni di passeggiare e correre in un bosco, al massimo, i cani, sono portati al parco, mentre sono pochissimi i gatti di proprietà che hanno accesso all’esterno.

Più passiamo del tempo usando le nuove tecnologie e più ci stressiamo tanto che già nel 1984 fu coniata la parola “tecnostress” per descrivere i comportamenti malati legati all’uso delle tecnologie informatiche. Questi dati sono ripresi da un testo che si intitola “Shinrin-yoku. Immergersi nei boschi. Il metodo giapponese per coltivare la felicità e vivere più a lungo” scritto dal Dottor Qing Li, uno dei massimi esperti di “medicina forestale” e Presidente della Società Giapponese di Medicina Forestale.

Anche in Italia da qualche anno è arrivata la “terapia forestale”: nelle giornate del 18 e del 19 novembre scorso, a Cremona, si è tenuto un seminario, organizzato dalla Società Italiana di Scienze Comportamentali Animali nel quale si è parlato dei vantaggi della Forest Therapy per le  persone, allargando lo sguardo anche ai cani che vivono con loro e che hanno sintomi legati all’ansia anche per lo scarso contatto con ambienti naturali.

Le persone sono portate nella foresta o nel bosco, in percorsi adeguatamente studiati, non troppo lunghi, da un chilometro e mezzo a due, passeggiando lentamente e immergendosi con tutti i cinque sensi nella natura. Si parla di “bagno di foresta” o di “Terapia forestale”: nel primo caso l’obiettivo è il benessere, non si ricerca l’effetto terapeutico, anche se può esserci, e i gruppi sono formati da persone eterogenee, che sono accompagnate a vivere questa esperienza a contatto con la natura. Nel caso della Terapia Forestale, i gruppi invece sono omogenei, ovvero con disturbi uguali, oppure si accompagna la persona singola con una patologia, perché l’obiettivo è terapeutico.

A condurre la passeggiata è un terapeuta, solitamente uno psicologo, che accompagna le persone nel percorso, adottando strategie specifiche finalizzate a portare un miglioramento della patologia.

Immergersi nella foresta o in un bosco, accompagnati da un professionista, come è stato dimostrato da più studi , apporta benefici sul sistema immunitario, modula la pressione arteriosa e migliora le funzioni respiratorie. Ma anche la psiche ne trae giovamento, con una diminuzione dello stress: si è osservato che le persone che passeggiano nella natura dopo 15-20 minuti hanno una diminuzione della produzione di cortisolo, di adrenalina e di noradrenalina, e un miglioramento dell’ansia e del tono dell’umore.

Nel bosco si respirano gli oli essenziali che sono terapeutici e si fanno esperienze che in città non sono possibili, come camminare a piedi nudi nell’erba, o abbracciare un albero, che non dimentichiamolo, è un essere vivente che intreccia relazioni con gli altri alberi: come ha spiegato la psicologa, l’incontro con l’albero è l’incontro con noi stessi.

Ma veniamo ai nostri cani: se quanto detto è molto bello per gli umani ed è dimostrato dagli studi scientifici pubblicati, è più difficile comprendere quando questo possa aiutare gli animali. Intuitivamente un bagno nella foresta, a contatto con la natura, rigenera anche loro ma non ci sono studi in proposito.

Le veterinarie che hanno cominciato questo percorso con alcuni cani che erano in terapia comportamentale, hanno raccontato le loro esperienze e hanno fatto vedere video di terapie nel bosco durante le quali il cane e la persona si relazionavano piacevolmente, interagendo e facendosi accogliere dall’ambiente naturale. Anche per il cane che vive in città, il contatto con gli odori del bosco, con le foglie, con l’erba, stimola i sensi e lo rilassa, riducendo lo stress.

Naturalmente, questo metodo terapeutico, che si basa su una ipotesi teorica, dovrà essere confortato da studi scientifici che la avvalorano, ma, a mio avviso,  l’idea di applicare il bagno della foresta e la forest terapy anche ai nostri amici a quattro zampe è un approccio stimolante che promette ottimi sviluppi nell’ambito della medicina comportamentale.